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13 novembre 2015

Il Papa & Don Camillo

Papa Francesco rivolgendosi ieri da Firenze alla Chiesa italiana ha invitato non solo i semplici sacerdoti ma anche i vescovi e cardinali presenti a guardare a Don Camillo, uomo di preghiera e, di conseguenza, vicino alla sua gente.
Il ritratto forse più completo, certamente più recente e aggiornato del personaggio scaturito dalla penna di Giovannino Guareschi, lo fornisce il giornalista Fulvio Fulvi nel volume Il vero volto di Don Camillo, edito dalle Edizioni Ares.
Testo ricchissimo di spunti anche sulla figura del prete oggi, offre informazioni complete sulla predilezione che altri Pontefici nutrirono nei confronti del «santo» parroco del Mondo Piccolo.
Ecco che il solo apparentemente austero Benedetto XVI ha confidato di concedersi diverse volte un tempo davanti alla Tv proprio per vedere e rivedere la saga di Don Camillo e Peppone. E il cardinale Angelo Roncalli, futuro Giovanni XXIII, quando era nunzio apostolico a Parigi, fu pizzicato dal suo confessore mons. Scavizzi, all’aperto, seduto su delle scale, mentre rideva a crepapelle perché stava leggendo… Don Camillo.

Ma l’aneddoto forse più sorprendente, di certo finora inedito, nel racconto di Fulvi, l’incontro avvenuto fra Fernandel, l’attore che ha dato volto e gambe al nostro, e lo ieratico, solo apparentemente irraggiungibile Papa Pio XII.  Un abboccamento voluto naturalmente da quest’ultimo e che si concretò il 18 gennaio 1953… Con dovizia di particolari l’Autore fa rivivere le emozioni dell’attore francese che attraversando le stanze vaticane fu accolto dagli svizzeri con tutti gli onori e dai prelati quasi fosse uno di loro… E Pacelli, dopo il bacio dell’anello, gli confidò: «Vede, avevo desiderio di incontrare il prete più famoso al mondo dopo di me».

 Il Libro
  

 Con la Prefazione di Tatti Sanguineti
& i Contributi del Sindaco e del Parroco di Brescello,
di Alberto Guareschi, Giancarlo Giannini, Pupi Avati, Paolo Cevoli


Fernandel, ovvero Don Camillo. Don Camillo, sì, insomma, Fernandel... Sull’identificazione tra attore e personaggio sono stati spesi fiumi di inchiostro, ma in questo caso realtà e finzione si sono come fuse in un’unica identità, difficilmente distinguibile. Eppure Fernand Joseph Désiré Contandin, questo il nome intero del protagonista del presente libro, è stato come uomo, marito e padre, ma anche come attore, molto altro rispetto al prete burbero ma santo che la saga guareschiana gli ha cucito addosso rendendo insieme imperitura la sua fama.
Tutto comincia con il Don Camillo narrato da Giovannino Guareschi. Perché sono le sue storie che hanno disegnato il personaggio nella nostra im­maginazione, ma è un solo attore che in cinque memorabili film ce l’ha reso vivo, teatrale, carnale, e anche simbolico come una moderna maschera della commedia dell’arte. Ma chi era veramente Fernandel? Francese, sim­patico, bravo... e poi? E perché fu scelto proprio lui per questo ruolo di prete schietto, uno che ama il suo gregge, fuma il sigaro, sghignazza, me­na le mani e, soprattutto, dialoga con Gesù crocifisso?
I più «vecchi» se lo ricordano, oltre che nei panni del pretone guareschiano, in uno spot di Carosello in cui pubblicizzava con l’amico Cervi «un brandy che crea l’atmosfera». Ma pochi sanno della sua lunga carriera – più di 120 film all’attivo –, della famiglia a cui era molto legato, degli amici che frequentava, dei luoghi e del cibo del Midi che amava, della fede cattolica che aveva nutrito, con la semplicità propria del popolo, sin da piccolo nella sua parrocchia nel cuore di Marsiglia…


(Fernandel con le due figlie)

«Come Antonio De Curtis, Fernandel incarna l’efficienza miracolosa
del super professionista, quello che non sbaglia un ciak, non perde tempo,
la porta sempre a casa e tutti gli vogliono bene».

Dalla Prefazione di Tatti Sanguineti

(Fernandel con Cervi & Giovannino Guareschi)
 «Di Fernandel mi è rimasto il ricordo di un uomo serio,
dalla parlata veloce e dal sorriso contagioso».

Alberto Guareschi
 «Come tutti gli attori straordinari,
Fernadel era triste ma molto ironico fuori dal set...».

Giancarlo Giannini
 «Don Camillo era un prete fatto di pastasciutta e Lambrusco,
un uomo di terra che conosce i problemi veri della gente, uno che vola poco.
[…] Don Camillo, grazie anche a Fernandel che lo ha interpretato così bene,
è stato un antesignano dei preti moderni, quelli che hanno acquisito anche una funzione sociale.
Per questo lui non proverà mai a fare un miracolo...».

Pupi Avati
 «Peppone e Don Camillo sono due personaggi eterni
e non solo “specchio dei tempi”. Rimangono veri oggi come ieri».

Paolo Cevoli

(Parroco & Sindaco… in competizione)


«Succede di essere chiamato Peppone, non tanto per una reale somiglianza
[che proprio non c’è!, nda], ma per un naturale accostamento del sindaco
di Brescello con tale illustre e, direi mitico, predecessore.
Credo che l’essere sindaco di Brescello non possa prescindere da un richiamo
a lui, sia da parte di persone del paese che, forse ancor più,
da parte di persone di fuori Brescello».

Il Sindaco di Brescello
 «A volte sarei tentato, come don Camillo, di vestirmi di talare e tricorno,
di andare per le vie del paese e prendere per il bavero i brescellesi
per costringerli a venire a Messa. Altre volte spero che
il crocifisso di don Camillo, custodito in una cappella della chiesa,
parli anche con me: ma forse ha ben più gravi problemi di cui occuparsi
rispetto ai miei o, forse, più probabilmente, sono io che sono sordo...».

… & il Parroco.

L’Autore

 

Fulvio Fulvi è giornalista professionista. Ha lavorato nelle re­da­zioni dei quotidiani Il Messaggero, Il Centro, Il Mattino dell’Alto Adige e Avvenire; del settimanale Di Tutto e dei mensili Bell’Italia e Condé Nast Traveller. Collabora con diverse testate, occupandosi di spettacoli, cultura e viaggi. Ha pubblicato i volumi Poliziotti senza paura: Stelvio Massi e il cinema d’azione (2010), Il desiderio nasce dallo sguardo. Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme (2012), Maurizio Merli. Il poliziotto ribelle (2014). È coautore in volumi collettivi sui film di Don Siegel, sul nuovo polar francese, sulla serie televisivia degli anni ’70 Qui Squadra mobile. Nel 2012 è stato direttore artistico del B-Movie Festival di Milano.