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19 dicembre 2021

TELESCOPE | racconti da lontano #86 un giro di lettura, cultura e mostre

 

 

 

 

EDITORIALE

 

Era il principe della "corte" di Salvador Dalì Steven F. Arnold (1943 – 1994), regista, fotografo, pittore, illustratore, scenografo e costumista californiano dalla vita affascinante, figura centrale della controcultura americana per trent'anni, la cui eredità viene riesaminata oggi a più di 25 anni dalla morte. Le sue fotografie, come le scenografie dei suoi filmMessages Messages (1967) e Luminous Procuress (1971), entrambi invitati a Cannes – considerati geniali da Dalì e da Warhol, raccontano di un mondo di libertà, in cui le visioni diventano oggetti, alle persone spuntano le ali, le culture e le religioni si mescolano perché, come dice in un'intervista degli anni Ottanta: "… questa è la chiave, reinventare e creare cose che le persone possano guardare come fossero bambini. Dare alla gente miracoli e santuari, speranza e nuove forme di religione…". E per Arnold l'arte è in assoluto un rituale, tanto che a metà anni Settanta, quando comincia a fotografare i tableaux vivants che lo renderanno celebre, mette davanti a ogni set un cuscino da meditazione e una campana tibetana, così da potersi sedere di fronte all'opera aspettando che gli parli.

Se vi capiterà di osservare i suoi lavori, i personaggi figli della sua mitologia, la traboccante fantasia dei suoi disegni (trascrizione dei sogni da cui nascono tutti i suoi lavori), ricordate quello che diceva: "Siamo animali delicati, creature di bellezza ed eleganza, che facilmente possono ferirsi, per questo dobbiamo unire le forze e ricordarci di stimolare, intrattenere, creare insieme, perché nella creazione siamo la luce più luminosa e felice del mondo. Prendiamo i doni che ci sono stati dati e stupiamo il mondo con la nostra meravigliosa creatività. È il nostro compito."

Un bellissimo invito, valido per tutti. Buone Feste.

 

In questa ottantaseiesima edizione di TELESCOPE, la nostra newsletter settimanale dedicata ai progetti e alle istituzioni culturali di cui siamo portavoce, nella sezione RACCONTI trovate un estratto del testo scritto da Ilaria Campioli sulla mostra Luigi Ghirri. The Marazzi Years 1975 – 1985, di cui è curatrice, visibile ancora per qualche giorno all'Istituto Italiano di Cultura di Parigi; Marina Dacci, curatrice di Orizzonti del Corpo. Arte | Danza | Realtà Virtuale, ci introduce alla mostra promossa da Fondazione Palazzo Magnani e Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto; la giornalista e scrittrice Ilaria Guidantoni ci racconta Medioevo a Pistoia. Crocevia di artisti tra Romanico e Gotico, mostra prodotta e promossa da Pistoia Musei.

La parte dedicata ai VIDEO comprende una clip della puntata di IN COMPAGNIA DEL LUPO dedicata a Babbo Natale, che andrà in onda su Sky Arte il 24 dicembre, e un assaggio delle mostre in corso al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato.

Negli EXTRA segnaliamo gli ultimi giorni di apertura di Passi, la scenografica installazione di Alfredo Pirri al Castello Maniace di Siracusa e della mostra di Giuliana Storino Il sole è nuovo ogni giorno al Museo Archeologico di Santa Scolastica a Bari, e ancora l'esposizione dei detenuti della Casa Circondariale di Bergamo realizzata in occasione della mostra Nulla è perduto. Arte e materia in trasformazione alla GAMeC di Bergamo.

 

Buona lettura e ci rivediamo il 2 gennaio 2022!

Lo staff di Lara Facco P&C

#TeamLara

 

Vi ricordiamo che l'archivio di tutte le edizioni di TELESCOPE è disponibile su www.larafacco.com

 

TELESCOPE. Racconti da lontano

Ideato e diretto da Lara Facco

Editoriale e testi a cura di Annalisa Inzana

Ricerca ed editing Francesca Battello, Camilla Capponi, Alberto Fabbiano, Barbara Garatti, Giulia Notarpietro, Marta Pedroli, Marianita Santarossa, Claudia Santrolli, Denise Solenghi, Andrea Toro, con la collaborazione di Giulia Bochicchio

 

domenica 19 dicembre 2021


RACCONTI

 

 

Luigi Ghirri. The Marazzi Years 1975 – 1985, di Ilaria Campioli*

 

A partire dal 1975 e per un arco di tempo che copre una decina di anni, Luigi Ghirri è invitato da Marazzi a realizzare una serie di scatti con l'obiettivo di interpretarne liberamente le collezioni e i materiali. Nello stesso periodo – siamo agli inizi degli anni Ottanta – Filippo Marazzi inaugura il Crogiolo, spazio di ricerca e sperimentazione dedicato ad architetti, designer e artisti provenienti da tutto il mondo. È in questo momento che nascono i Portfolio Marazzi, in cui i primi fotografi invitati – Luigi Ghirri, Cuchi White e Charles Traub – inseriscono la ceramica nei rispettivi ambiti di ricerca realizzando una serie di scatti dal grande fascino. Luigi Ghirri introduce così il suo lavoro nel testo che accompagna il portfolio: "La ceramica ha una storia che si perde nella notte dei tempi. È sempre stata un 'oggetto' su cui si vengono a posare altri oggetti: i mobili, i gesti, le immagini, le ombre delle persone che abitano quegli spazi. Realizzando queste immagini, ho ripensato a tutto questo e ho cercato di ricostruire, con l'aiuto di superfici di diversi colori, nella sovrapposizione degli oggetti e delle immagini, uno spazio che, invece di essere lo spazio fisico e misurabile di una stanza, fosse l'idea dello spazio mentale di un momento…".

Gli scatti esposti in autunno al Palazzo Ducale di Sassuolo e oggi all'Istituto Italiano di Cultura di Parigi, per la prima volta riuniti in un'unica mostra, raccontano di questa lunga collaborazione in cui Ghirri utilizza la ceramica per approfondire i temi a lui cari in quegli anni, in particolare quelli legati alla riflessione sulla funzione stessa della fotografia. Uno dei primi e forse più evidenti punti di contatto si può osservare nella trasformazione della ceramica in "griglia", un grande foglio quadrettato che gli consente di riflettere e interrogare i temi della rappresentazione attraverso miniaturizzazioni, cambi di scala, ombre, presenze di oggetti inaspettati e rovesciamenti del punto di vista. In una delle lezioni per l'Università del Progetto di Reggio Emilia, affrontando il tema della trasparenza, Ghirri ricorda ai suoi studenti: "La trasparenza della fotografia prima di tutto cos'è? È il vetro smerigliato con le quadrettature sul quale si guarda [...]. Il vetro smerigliato della macchina fotografica diventa identico, per certi versi, alla quadrettatura di una lavagna per imparare a scrivere o a disegnare".

La fotografia per Ghirri è continua occasione per interrogare il mondo e questo avviene tramite alcuni elementi ricorrenti che fungono da attivatori della nostra esperienza visiva e che si ritrovano principalmente nel gioco, nell'infanzia e nella memoria. Ecco quindi apparire l'ombra di una mano che regge un arcobaleno di carta in uno scatto che si muove fra due diverse dimensioni spaziali e temporali; oltre ai richiami diretti all'infanzia e all'apprendimento con la presenza del pallottoliere, delle matite colorate e della palla, mentre una bambolina di carta delicatamente appoggiata sulla ceramica è proiettata all'interno di un paesaggio vero.

 

*estratto dal testo critico pubblicato per la mostra Luigi Ghirri. The Marazzi Years 1975 – 1985  in corso all'Istituto Italiano di Cultura di Parigi fino al 21 dicembre 2022

 

 

Crediti: Crediti: Luigi Ghirri. Les années Marazzi 1975 – 1985.  Installation view presso l'Istituto Italiano di Cultura di Parigi, 2021. Foto Aurélien Mole. © Eredi Luigi Ghirri. Courtesy Marazzi Ceramiche | Luigi Ghirri. Les années Marazzi 1975 – 1985.  Installation view presso l'Istituto Italiano di Cultura di Parigi, 2021. Foto Aurélien Mole. © Eredi Luigi Ghirri. Courtesy Marazzi Ceramiche |Luigi Ghirri. The Marazzi Years 1975 – 1985. ©Eredi Luigi Ghirri. Courtesy Marazzi Ceramiche | Luigi Ghirri. The Marazzi Years 1975 – 1985. Installation view at Palazzo Ducale di Sassuolo (Gallerie Estensi), 2021. Ph. Héctor Chico / Andrea Rossetti. © Eredi Luigi Ghirri. Courtesy Marazzi Ceramiche | Luigi Ghirri. The Marazzi Years 1975 – 1985. Installation view at Palazzo Ducale di Sassuolo (Gallerie Estensi), 2021. Ph. Héctor Chico / Andrea Rossetti. © Eredi Luigi Ghirri. Courtesy Marazzi Ceramiche


 

 

Dialoghi sul corpo, di Marina Dacci*

 

Non è inusuale l'abbinamento tra danza e arte ma in questo progetto si innestano ulteriori nuovi elementi in cui la fisicità dei danzatori e la materia dell'arte si affiancano a una tecnologia virtuale immersiva che consente di affrontare, con strumenti differenti, la prossemica tra danzatore e spettatore.

Questo progetto è pensato, sin dall'inizio, come scambio paritetico.

L'arte, in questo contesto, non è proposta come "decorazione scenografica" della danza, bensì come elemento arricchente, moltiplicatore di evocazioni e suggestioni che si snoda in un coerente percorso parallelo. Queste reciprocità, fatte di incroci e sovrapposizioni, di molteplici stimoli visivi e sonori, generano risonanze che incoraggiano il visitatore a vivere un'esperienza potente.

Le sei MicroDanze, così come le opere degli artisti (alcune delle quali realizzate appositamente per questa edizione), si interrogano sulla definizione di identità personale e su quella di spazio vitale.

Evocare e saper trattenere le tracce storiche che sono le nostre indispensabili radici mnestiche; portare alla luce contraddizioni e conflitti in chiave critica, innescando processi di evoluzione, talvolta dolorosi ma liberatori, che parlano di come siamo e di come potremmo essere.

Vivere un soffocamento claustrofobico, ricercare protezione e nuovi equilibri, costruire diverse geografie relazionali che nascono dal rapporto con un paesaggio antropizzato e da uno stile di vista "chiuso" a relazioni fertili con l'ambiente e con gli altri, aprendo riflessioni sul come viviamo e dove vorremmo stare.

Tutto il progetto, dunque, è orientato a tracciare le complesse connessioni che ci attraversano: dalla spiritualità alla ritualità, dalla mitologia alla storia, dai cortocircuiti sociali e ambientali in cui il corpo, reale o sotteso, è impegnato nel suo tentativo di evolvere, di cercare nuovi spazi fisici e psichici, abbracciando la trasformazione come elemento catartico.

Per quanto varie siano le espressioni e gli approcci presentati nella coreutica e nell'arte, è il processo di nascita, affrancamento e rigenerazione che sta alla base di tutte queste mise en acte, pregne di un senso di ineffabile mistero.

 

*estratto dal testo della guida alla mostra promossa da Fondazione Palazzo Magnani e Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto, Orizzonti del Corpo. Arte | Danza | Realtà Virtuale a cura di Marina Dacci, in corso fino al 16 gennaio 2022 a Palazzo da Mosto - Reggio Emilia

 

 

Crediti: Installation view, Orizzonti del Corpo. Arte | Danza | Realtà Virtuale, Fondazione Palazzo Magnani, Reggio Emilia 2021, ph. Carlo Vannini


 

 

Medioevo a Pistoia, un viaggio nella città, di Ilaria Guidantoni

 

La mostra MEDIOEVO A PISTOIA Crocevia di artisti fra Romanico e Gotico presentata da Pistoia Musei illustra, per la prima volta, lo straordinario panorama delle arti a Pistoia dal XII agli inizi del XV secolo, valorizzandone il ruolo storico e artistico: 68 opere che raccontano un momento storico per un'esposizione che val bene un viaggio alla scoperta di questa città toscana dove il Medioevo dialoga con il contemporaneo, con presenze importanti, basti pensare al Palazzo comunale, il Palazzo degli Anziani, noto anche come Palazzo di Giano, dove opere di Marino Marini ci guidano alla scoperta della Sala della Maestà. Grazie a prestiti internazionali di prestigio lo sguardo si apre su una dimensione europea, mentre il dialogo che coinvolge tutti i monumenti medievali della città e del suo vasto territorio offre una lettura anche turistica d'eccezione. L'esposizione propone dunque ai visitatori un percorso nella Pistoia medievale che –attraverso le chiese di Sant'Andrea e San Giovanni Fuorcivitas (ingresso gratuito con il biglietto della mostra), la cattedrale di San Zeno (in cui si potrà accedere all'Altare Argenteo di San Jacopo), e ancora le chiese San Bartolomeo in Pantano, Santissima Annunziata, San Paolo, San Domenico, San Francesco, la chiesa del Tau e il Battistero – permette di riscoprire il tessuto figurativo di uno dei centri più importanti del Medioevo italiano, caratterizzato da scelte cultuali e culturali di respiro europeo.

Per l'occasione ci sono stati tra l'altro importanti restauri ed è stata rivisitata la concezione museale, approfondendo il dialogo tra le due sedi principali che offre un panorama completo tra dipinti, sculture, oreficerie e codici miniati, con un allestimento molto suggestivo che si snoda proprio come un cammino.

Il viaggio nel tempo è sottolineato dall'andamento cronologico scelto per l'esposizione: si inizia con l'arrivo della reliquia di San Jacopo in città nel 1140 per volere del vescovo Atto, per passare al Duecento quando Pistoia conquista un ruolo da protagonista nel panorama delle arti figurative internazionali, e poi al Trecento con presenze illustri in città e l'avvio di una forte identità figurativa. Prosegue con la stagione del Tardogotico quando, nonostante la sottomissione a Firenze, la città conserva i propri caratteri distintivi nel panorama delle arti fino all'inizio del XV secolo. Da menzionare certamente la più imponente tra le opere di oreficeria, l'altare di San Jacopo, che ha fatto di Pistoia un centro riconosciuto per l'arte dei metalli preziosi e che ci riporta al cuore dell'esposizione dal momento che nel 2021 ricorre l'anno Iacobeo.

Parte integrante della mostra è l'imponente catalogo, pubblicato da Mandragora (320 pagine e 235 immagini a colori), che costituisce un fondamentale e inedito lavoro di ricerca scientifica sull'arte medievale pistoiese complementare alla mostra perché, proprio con l'idea di sciogliere dei nodi critici, ha scelto un'impostazione tematica e non cronologica.

 

 

Crediti: MEDIOEVO A PISTOIA.Crocevia di artisti fra Romanico e Gotico, 2021. Installation view della mostra organizzata da Pistoia Musei presso l'Antico Palazzo dei Vescovi e Museo Civico, Pistoia. Foto Lorenzo Gori, courtesy Pistoia Musei


VIDEO

 

Babbo Natale esiste...E fa paura

 

La vigilia di Natale su Sky Arte non perdetevi IL LATO OSCURO DI BABBO NATALE, puntata speciale della serie In Compagnia del Lupo, ideata da Carlo Lucarelli e realizzata da TIWI, sul lato più spaventoso delle fiabe: potreste scoprire non solo che Babbo Natale esiste, ma che non è affatto il simpatico, dolce, vecchietto corpulento vestito di rosso che conoscete sin da bambini, ma qualcosa di molto più terrificante! Venerdì 24 dicembre alle ore 20.40 (disponibile anche on demand e in streaming su NOW) Lucarelli torna a rivelarci quello che dalle fiabe non ci aspetteremmo mai... ecco un breve assaggio!

 

 


 

Attraversare le discipline

 

Una visita al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato con le sue mostre – Chiara Fumai, L'arte e la città e Urban Trilogy – tra arte, architettura e design, il nuovo Urban Center e le tante iniziative che lo animano quotidianamente, ci permette di capire quello che siamo e, come dice il curatore del museo Stefano Pezzato in questo breve video, "come guardare il mondo e contribuire al cambiamento in atto".

 

 

Crediti: L'arte e la città, 2021. Installation view at Centro per l'arte contemporanea Luigi pecci, Prato © photo Ela Bialkowska OKNOstudio


EXTRA

 

Ottocento metri quadri di riflessi

 

Ancora fino al 31 dicembre è possibile camminare sul pavimento della Sala Ipostila del Castello Maniace di Siracusa completamente ricoperto dagli specchi dell'installazione ambientale di Alfredo Pirri Passi, a cura di Helga Marsala. Il progetto, reso possibile grazie all'impegno di ADITUS in collaborazione con la Soprintendenza dei Beni culturali e ambientali di Siracusa, è la più grande edizione dell'opera realizzata fino ad ora in uno spazio chiuso, seconda solo a quella a cielo aperto pensata per il Foro di Cesare a Roma.

 

Crediti: Alfredo Pirri, PASSI – Castello Maniace, 2021. SaIa Ipostila, installation view. Ph. Iole Carollo. Courtesy Regione Siciliana/ADITUS


 

Eraclito a Bari

 

Fino al 31 dicembre il Museo Archeologico di Santa Scolastica a Bari ospita la mostra personale di Giuliana Storino Il sole è nuovo ogni giorno, a cura di Giacinto Di Pietrantonio. La mostra prende il titolo da un noto aforisma di Eraclito e raccoglie un corpus di opere site-specific che spaziano tra media e linguaggi eterogeni, in dialogo con l'architettura del museo. I lavori della Storino rintracciano, tra contemplazione e incanto, i segni di un'origine geografica e culturale di cui è perno il Mediterraneo, crocevia di sapienza e mitologia.

 

Crediti: Light pillars, 2021, veduta mostra Il sole è nuovo ogni giorno, Chiostro Museo Archeologico di Santa scolastica


 

Artisti, studenti e detenuti

Da sempre attenta alle politiche di inclusione e ai pubblici fragili, vulnerabili o in situazione detentiva, la GAMeC di Bergamo, anche in occasione della mostra Nulla è perduto. Arte e materia in trasformazione (fino al 13 febbraio 2022), ha attivato un dialogo con la Casa Circondariale di Bergamo e la scuola. Partendo da una riflessione sulla mostra, i detenuti, guidati dall'artista ed educatrice museale Clara Luiselli, hanno analizzato i processi chimici e fisici indagati dagli artisti e realizzato elaborati e un breve video esposti nella sala didattica del museo; fino al 22 dicembre ogni giorno (dalle 15 alle 18.30) la piccola esposizione viene raccontata al pubblico dagli alunni della 4F del Liceo Linguistico cittadino Giovanni Falcone.

 

 

 

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