"Una Luce Nel Muro Dell'Oscurità" di Piero Melissano, con la collaborazione di Jack Gallo - regia Tony Paganelli, scritto da Francesca Currieri, è un cortometraggio che racconta e invita a riflettere sul valore della vecchiaia, facendo scivolare il tempo tra le dita. Un progetto filmico che parla al cuore di chi sa ascoltare.
Di Francesca Currieri
Oggi viviamo in una società che, troppo spesso, dimentica gli anziani, che calpesta il passato, che è sorda a qualsiasi loro esigenza. Sembra che la vita, valicando la soglia della vecchiaia, non abbia più nulla da raccontare. Il fardello della solitudine e dell'insoddisfazione, segue l'anziano e lo trascina in un luogo malinconico, come un ingombro inutile e dimenticato. Gli anziani spesso sono destinati a spendere il loro tempo, in bianco e nero, nell'ottica di una vecchiaia senza ritorno.
La memoria di cui l'anziano è portatore, non può e non deve disperdersi. La vecchiaia è un patrimonio di inestimabile valore, un testamento che, deve essere tramandato, alle nuove generazioni, per poter costruire insieme, un mondo più umano.
Raccontare, vicende di vita vissuta, facendo scivolare i vari momenti tra le dita, vuol dire prendere coscienza che, il fluire del tempo, ridisegna una fase della vita, da vivere in modo unico e speciale. Aprirsi alla vecchiaia significa porsi in posizione d'ascolto, saper cogliere le storie che riaffiorano dal passato, ricostruire, filmare e riportare, un ciclo della vita, spesso difficile da accettare e da gestire. Capita spesso di incontrare, volti scavati, sofferenti, malinconici, dimessi, da quali si scorge una visibile rassegnazione e una percezione di quiete apparente. "Una luce nel muro dell'oscurità" è l'occasione per raccontare frammenti di una storia individuale, con l'obiettivo di lanciare un messaggio collettivo. La realizzazione del corto, è uno strumento, attraverso il quale, poter raccontare la solitudine che, spesso, fa da sottofondo alla quotidianità di tanti anziani. Spesso un mondo che prima appariva familiare, improvvisamente diventa incerto, insicuro, minaccioso. La terra sotto i piedi sparisce, tutto intorno è buio. Il buio fa paura. Ed è proprio in quel momento che, il protagonista, come un albero inaridito, trova una fonte d'acqua fresca, in grado di placare la sua sete.
Se è pur vero che, la gioia e la felicità, appartengano alla giovinezza e che la tristezza e la solitudine, alla vecchiaia, è altrettanto vero che, la vecchiaia può essere vissuta come una opportunità, finalizzata a mettere a frutto le proprie esperienze e impiegare in modo nuovo, il proprio tempo.
E come nelle favole a lieto fine, il protagonista, dopo tanti disordini, aridità ed emarginazione, trova un luogo, dove tutto ciò che viene seminato attecchisce. Uno spazio dove il clima è mite ed è sempre primavera.
In fondo, come diceva Lao Tze, "Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo la chiama farfalla.
Sono in corso le selezioni del cast. A breve sarà annunciato e sicuramente presenterà importanti sorprese.
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