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13 settembre 2017

Gaber raccontato da Gian Piero Alloisio


RACCONTO DELICATO E PERSONALE DI GIORGIO GABER. 
LA STORIA DI UN'AMICIZIA

Gian Piero Alloisio
Il mio amico Giorgio Gaber
(In libreria da fine settembre per UTET)

«Gaber era un uomo pericoloso. Pericoloso perché infinitamente affascinante. Bello di una
bellezza conquistata… le sue imperfezioni attiravano come una calamita»


«Dopo gli anni di Radio Alice ci furono i cosiddetti anni di piombo e io», ricorda Gian Piero
Alloisio, «mentre Francesco De Gregori cantava che i suoi amici erano tutti in galera, per
non finire tra gli amici di De Gregori, mi rifugiai in via Frescobaldi a Milano, a casa di
Giorgio Gaber.»
Quando arriva a Milano, Alloisio è un giovane autore promettente, può vantare
collaborazioni con Guccini, album, concerti, e uno spettacolo teatrale. Sottobraccio tiene
un nuovo testo: Ultimi viaggi di Gulliver. Gaber, che per tutti è già il Signor G., rimane
colpito da quel ragazzo dal pensiero veloce, ne intravede il talento, definisce l'opera «una
tesi di laurea in drammaturgia», un possibile esempio di teatro-canzone collettivo "in stile
Gaber".
Lo spettacolo debutta ad agosto del 1981 al Teatro Carcano di Porta Romana, a Milano, e
nonostante le difficoltà che hanno scandito le prove, si rivela un successo. Sul tabellone,
sotto il titolo, appaiono i nomi degli autori: oltre ad Alloisio e Gaber, che si occupa anche
della regia, figurano Sandro Luporini e Francesco Guccini.
Inizia così una collaborazione che si svilupperà per oltre un decennio, in una Milano dal
doppio volto: da un lato la città forgiata dal boom economico, tutta locali scintillanti,
champagne, starlette e ricchi imprenditori venuti fuori dal nulla; dall'altra il rifugio di
un'intera generazione di intellettuali, cantanti, attori: Dario Fo e Franca Rame continuano a
misurare il perbenismo degli italiani nelle loro commedie, Gabriele Salvatores comincia ad
affermarsi come regista, sul palco del Derby Enzo Jannacci si alterna con una nuova
classe di giovani comici capitanata da Diego Abatantuono.
Gaber con «i capelli vaporosi» e il suo incedere dinoccolato è uno dei fuochi intorno a cui
si radunano i giovani. Maestro generoso e artista severo, Gaber li accoglie, li incita, li
guida, a volte perde le staffe. Alloisio, protagonista e testimone di quella stagione unica, di
ricordo in ricordo, ci fa conoscere Gaber "come persona": in tour, al ristorante con gli
amici, mentre scherza con Battiato o Calasso; alle prese con il testo di una canzone, o
l'intonazione di un monologo; o mentre dirige, come regista, la moglie Ombretta. E di
nuovo sul palco, stoico e beffardo, nonostante la malattia avesse già iniziato a
manifestarsi.


Gian Piero Alloisio (Ovada 1956) è autore e interprete di teatro e canzoni. Collaboratore
storico di Giorgio Gaber, ha scritto per artisti come Francesco Guccini, Arturo Brachetti,
Ombretta Colli, Gianni Morandi, Enzo Jannacci, Maurizio Maggiani, Paolo Graziosi e
produzioni come il Teatro Carcano di Milano, la Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse e
il Teatro Stabile di Genova. Da alcuni anni porta nei teatri lo spettacolo Il mio amico
Giorgio Gaber. Il suo sito è www.gianpieroalloisio.it


«Gaber era un uomo pericoloso. Pericoloso perché infinitamente affascinante. Bello di una
bellezza conquistata… le sue imperfezioni attiravano come una calamita: il naso
pronunciato, la mano offesa, le spalle larghe ma la postura un po' curva, alcune
improvvise intonazioni nasali nella sua bella voce grave e anche quel suo perdersi nella
passione delle argomentazioni, facendo gesti eccessivi, quel suo sguardo lontano, mentre
fumava alla ricerca di una soluzione… Erano contagiose, quelle imperfezioni.»