ANNO XXX N.73 DEL 20 APRILE 2020
MEMORANDUM IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 23 APRILE
L'ITALIA RILANCI CON UNA PROPOSTA CHE OFFRA UNA SOLUZIONE FEDERALE ALL'EMISSIONE DI BOND EUROPEI
- Oltre 40 parlamentari aderiscono al Memorandum promosso dall'MFE che chiede al Governo italiano, in vista del Consiglio europeo del 23 Aprile, di proporre l'avvio dell'iter per la creazione di un bilancio federale europeo a cui ancorare i Recovery-bond
- L'Italia chiami a raccolta gli altri Paesi che condividono l'ambizione di un'Europa capace di agire nel mondo nuovo e cerchi il sostegno delle istituzioni comunitarie, a partire dal Parlamento europeo, chiamato a rivendicare un potere basilare per tutte le Assemblee democratiche.
Memorandum formato PDF, web Adesioni link Per aderire link In occasione del passaggio di oggi pomeriggio del Presidente Conte alle Camere, il Movimento Federalista Europeo, insieme all'on. Bruno Tabacci dell'Intergruppo federalista alla Camera e al sen. Tommaso Nannicini dell'Intergruppo al Senato, ha inviato al Presidente Conte un Memorandum ( link ) in vista del Consiglio europeo del 23 aprile. Il Memorandum è stato condiviso da oltre 40 parlamentari, e sono ora in corso anche adesioni da parte di altri esponenti politici link
Nel Consiglio europeo del 23 aprile si gioca una partita importante per l'Unione europea, che interessa molto da vicino l'Italia. I negoziati si preannunciano complessi. La decisione fondamentale riguarda l'interpretazione dei tempi, delle modalità di finanziamento e della dimensione del nuovo Fondo per la ricostruzione (il Recovery Fund) che l'Eurogruppo aveva indicato come il quarto strumento da mettere in campo immediatamente in questa fase. E' certo che questo Fondo si finanzierà emettendo debito, ed è certo che diventerà anche la base portante della strategia di ricostruzione europea. L'Italia chiede però, ormai forse unico Paese, che il Fondo venga anche attivato subito, per fornire liquidità immediata, necessaria per fronteggiare l'emergenza. L'accordo raggiunto dall'Eurogruppo in merito al Fondo parlava infatti di uno strumento "temporaneo, mirato e commensurato ai costi straordinari dell'attuale crisi".
Le proposte che vengono avanzate in questi giorni (dalla Commissione, anche se ancora con una pluralità di interpretazioni da parte dei diversi Commissari, da alcuni Paesi come la Spagna, dallo stesso Parlamento europeo nel parere espresso con la risoluzione del 17 aprile), rimandano invece tutte l'attivazione di questo Fondo al 2021, per legarlo al nuovo Quadro Finanziario Pluriennale su cui si deve riaprire la discussione il 29 aprile. Il 23, pertanto, i negoziati difficilmente riusciranno a sciogliere questi nodi, dando così l'impressione di un ennesimo rinvio da parte dell'Unione europea.
E' in questo contesto che il MFE e i parlamentari che hanno aderito al Memorandum chiedono al Governo italiano di sbloccare la situazione con una proposta che cambi la prospettiva del confronto tra Stati. Si tratta innanzitutto di distinguere l'esigenza dell'avvio del Recovery Fund come strumento di emergenza per fornire liquidità immediata agli Stati dal suo sviluppo come base portante della strategia di ricostruzione europea. Infatti, l'emergenza deve essere affrontata mettendo in campo gli strumenti oggi già esistenti (e per l'Unione europea non sarebbe una novità creare immediatamente un Fondo ad hoc per garantire l'emissione di debito europeo che permetta agli Stati di far fronte alle attuali circostanze eccezionali); la ricostruzione invece richiede il coraggio dell'innovazione per mettere in campo un nuovo approccio.
Oggi, la vera scelta in gioco per l'Europa, è se vuole farsi davvero comunità di destino. Per farsi promotrice di una proposta davvero in grado di offrire una soluzione strutturale al continuo scontro tra Paesi, l'Italia deve mettere in campo quel passaggio federale su un punto decisivo che è stato lasciato in sospeso per decenni. Serve avviare ora, contestualmente alla partenza dei negoziati sul nuovo Quadro Finanziario Pluriennale, l'iter per poter creare un bilancio federale su cui ancorare il Recovery Fund. Per questo serve una revisione mirata dei Trattati per creare la competenza fiscale anche a livello europeo.
Se ci fosse la volontà politica, basterebbero alcuni mesi per mettere in cantiere la riforma e arrivare all'avvio del nuovo Quadro finanziario avendo creato le condizioni per una linea di bilancio federale, alimentata da vere risorse europee, decise dal Parlamento europeo invece che da 27 Stati membri divisi, e base necessaria per emettere debito con garanzia federale. Una rivoluzione che aprirebbe la strada ad un vero passaggio costituzionale, rilanciando su basi solide il processo di confronto sul futuro dell'Europa
L'Italia chiami a raccolta gli altri Paesi che condividono l'ambizione di un'Europa capace di agire nel mondo nuovo e cerchi il sostegno delle istituzioni comunitarie, a partire dal Parlamento europeo, chiamato a rivendicare un potere basilare per tutte le Assemblee democratiche.
L'Italia ha l'interesse e la visione per farsi promotrice di questo cambio di passo. Solo così potranno essere spazzate via in un colpo le polemiche sterili e si potrà aprire quella fase nuova per ridare al nostro Paese il ruolo storico che gli compete.
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MEMORANDUM IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 23 APRILE PER UN'EUROPA COMUNITA' DI DESTINO
Le dimensioni della crisi innescata dalla pandemia costringono il nostro Paese e l'Europa a ripensare se stessi per cercare di capire come rafforzare la propria capacità politica, affinché possa essere commensurata alla sfida in corso.
Non saranno solo i lutti, le molte morti ed il troppo dolore a segnare le nostre esistenze, pubbliche e private; né il problema si fermerà all'economia, piegata da circostanze eccezionali, e alle sue conseguenze sociali. La mentalità stessa del mondo occidentale dovrà riuscire a cambiare per confrontarsi con l'aspetto tragico della storia che è tornato a farsi evidente in tutta la sua durezza.
Come si costruirà la nuova visione occidentale del futuro è una partita che si giocherà innanzitutto in Europa. E' qui che l'avvio di una nuova, vera politica sovranazionale può costruirsi, forgiando l'alternativa alle false risposte offerte dal nazionalismo che riporterebbero l'orologio della storia alle dinamiche dei totalitarismi del XX secolo. Sono in gioco i valori politici, sociali, culturali e morali della nostra civiltà.
L'Italia deve affrontare con questo spirito e questo senso di responsabilità i prossimi appuntamenti ed impegni europei, a partire dal Consiglio europeo del 23 aprile.
Nella seduta plenaria del Parlamento europeo del 16 aprile la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha voluto citare il Manifesto di Ventotene per sottolineare l'eccezionalità del momento e l'ambizione della risposta che l'Unione europea deve saper dare. Altiero Spinelli e Ernesto Rossi sono un patrimonio dell'Italia, ed è anche per questo che spetta all'Italia, se lo vuole, indicare come trasformare le parole del Manifesto in azioni concrete.
L'Unione europea in queste settimane sta discutendo – e trovando – le risposte immediate ed eccezionali per sostenere gli Stati membri che devono fronteggiare l'emergenza sanitaria, economica e sociale. Il Consiglio europeo, il 23 aprile, dovrà finalizzare a questo scopo il pacchetto di misure e strumenti concordato dall'Eurogruppo, e l'Italia deve essere consapevole di aver riportato una grande vittoria, spingendo l'UE a cambiare mentalità e approccio, in particolare in merito al Meccanismo europeo di stabilità.
In questo quadro il confronto sul Recovery Fund su cui il Consiglio europeo deve trovare un accordo per renderlo operativo già a partire dai prossimi mesi, deve distinguere l'esigenza del suo avvio come strumento di emergenza per fornire liquidità immediata agli Stati, e il suo sviluppo come base portante della strategia di ricostruzione europea, che si intreccia con il varo del Green Deal europeo.
L'emergenza si può affrontare solo sfruttando al meglio le possibilità offerte dagli strumenti esistenti. La ricostruzione invece richiede il coraggio dell'innovazione.
Un grande Piano europeo per la ricostruzione che risponda anche alla necessità di affermare un nuovo modello rivoluzionario di economia, forte nei settori tecnologicamente di avanguardia e innovativo sul piano ecologico, non si realizza con gli strumenti previsti oggi dai Trattati. Esso richiede:
- una nuova capacità di azione politica europea, non più limitata al coordinamento delle politiche nazionali, ma fondata sul principio della sussidiarietà, per poter agire direttamente a livello sovranazionale dove l'azione politica ha bisogno di questa dimensione;
- risorse ingenti e un nuovo approccio.
In questo senso, pur apprezzando le proposte mirate ad un forte aumento del tetto e delle risorse da destinare al nuovo Quadro finanziario pluriennale, non possiamo non notare i limiti di questa impostazione che lascia in ultima istanza i bilanci e i parlamenti nazionali, insieme ai governi, responsabili della raccolta delle risorse e dell'implementazione delle politiche. Non solo il sistema decisionale è farraginoso e piegato alla necessità di trovare sempre un compromesso tra le diverse esigenze e visioni degli Stati membri; non solo la stessa azione dell'UE ne è poi fortemente limitata; ma soprattutto le ambizioni sono sminuite da questo approccio, a partire dall'inadeguatezza delle risorse che (oltretutto con tanta difficoltà) possono essere destinate al bilancio europeo, anche nell'ipotesi di un suo raddoppio.
La necessità in questa nuova fase di pensare anche alla creazione di un debito comune europeo mette bene in evidenza i limiti del sistema attuale. Ricordiamo a questo proposito, tra le tante su questo punto, le osservazioni di Lorenzo Bini Smaghi: "Non esistono oggi attività europee né capacità europee di generare entrate fiscali autonome che possano essere utilizzate per garantire il debito pubblico europeo…. Per emettere Eurobond, l'UE deve essere in grado di generare nuovi proventi fiscali… (ossia avere) un'autorità fiscale diretta sull'economia europea e sui cittadini europei".
Il Quadro finanziario pluriennale, con gli attuali limiti istituzionali che determinano i suoi meccanismi decisionali, non potrà mai diventare una garanzia europea adeguata per un debito comune; non sarà infatti in grado di dare al Parlamento europeo e alla Commissione, quella possibilità di ampliare le proprie entrate che è indispensabile a fronte delle ambizioni politiche che si vorrebbero mettere in campo. Né in questo modo si potrà mai superare l'attuale modello di governance che si basa sul coordinamento delle politiche nazionali e che non prevede un livello politico europeo capace di agire in modo autonomo e quindi efficace.
La dimensione della sfida che oggi abbiamo di fronte – se si vuole dare realmente una risposta comune adeguata, creando al tempo stesso le condizioni per rendere l'Europa una protagonista della scena mondiale dei prossimi decenni – costringe davvero a ritornare allo spirito di Ventotene evocato a Strasburgo dalla Presidente von der Leyen, e "a pensare l'impensabile", come ha ricordato il presidente francese Macron dalle pagine del Financial Times: "Oggi è il momento della verità. Bisogna decidere se l'Unione europea è un progetto politico o solo un mercato"
La vera scelta per l'Europa, oggi, è dunque se farsi davvero comunità di destino. E' una scelta che comporta il passaggio federale su un punto decisivo lasciato in sospeso per decenni. L'Italia proponga di mettere in cantiere subito una revisione mirata dei Trattati per creare una competenza fiscale a livello europeo. Chiami a raccolta gli altri Paesi che condividono l'ambizione di un'Europa capace di agire nel mondo nuovo e cerchi il sostegno delle istituzioni comunitarie, a partire dal Parlamento europeo, che dovrebbe sentirsi chiamato a raccogliere l'eredità di Altiero Spinelli.
Se ci fosse la volontà politica, basterebbero alcuni mesi per realizzare la riforma e arrivare all'avvio del nuovo Quadro finanziario avendo creato le condizioni per una linea di bilancio federale, alimentata da tasse europee decise dal Parlamento europeo invece che da 27 Stati membri divisi e base necessaria per emettere debito con garanzia federale. Una rivoluzione che aprirebbe la strada ad un vero passaggio costituzionale, rilanciando su basi solide il processo di confronto sul futuro dell'Europa.
L'Italia ha l'interesse e la visione per farsi promotrice di questo cambio di passo. Solo così potranno essere spazzate via in un colpo le polemiche sterili e si potrà aprire quella fase nuova per ridare al nostro Paese il ruolo storico che gli compete.
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