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21 aprile 2020

SCUOLA – Docenti con diploma magistrale, ancora 70 giorni di lavoro e poi il nulla: appello di una maestra

 ANNO XXX N 73 DEL 2020


SCUOLA – Docenti con diploma magistrale, ancora 70 giorni di lavoro e poi il nulla: appello di una maestra ad Azzolina

Si stanno materializzando gli effetti delle pronunce negative dell'Adunanza Plenaria del consiglio di Stato sulla permanenza dei docenti con diploma magistrale inseriti nelle GaE della scuola dell'infanzia e primaria: per quest'anno il Governo ha tamponato la situazione con la Legge n. 159/2019, che per tutelare la continuità degli alunni ha permesso la trasformazione dei contratti a tempo indeterminato o al 31 agosto in contratti a termine con scadenza 30 giugno 2020.
Sul futuro di questi docenti c'è tanta incertezza. La loro angoscia è ben esplicitata da una maestra quasi cinquantenne della scuola primaria, inserita con riserva dalla graduatoria GaE nell'agosto 2017 e assunta in ruolo presso un istituto di Bergamo il 1° settembre dello stesso anno. La donna si è rivolta alla ministra dell'Istruzione illustrandole tutto il suo percorso professionale: ha "superato positivamente l'anno di prova" e si trova ora al "terzo anno di insegnamento dopo il passaggio in ruolo; assunta come specialista L2 (anche se non spetterebbe a me dirlo, sono stata apprezzata)". Ma "in data 17 gennaio 2020" ha "ricevuta la lettera di licenziamento" per via della "sentenza negativa n. 10969/2019". La docente chiede di "sanare una situazione di ingiustizia che non fa onore alla scuola statale".
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: "Respingere questi docenti dalle GaE e dal ruolo rappresenta una delle pagine più buie della scuola italiana, perché vantano un'esperienza professionale vasta che vale molto più del superamento di un concorso. Ai docenti con diploma magistrale in ruolo "con riserva", che hanno superato l'anno di prova o sono in procinto di svolgerlo, e del personale docente precario in possesso di diploma magistrale, non può essere più negata la possibilità di accesso ai ruoli senza ulteriori e farraginose selezioni in ingresso".
Si stanno materializzando gli effetti nefasti, a cui non avremmo mai voluto assistere, delle sentenze sfavorevoli dei tribunali riguardanti singoli docenti o gruppi di essi conseguenti alle pronunce negative dell'Adunanza Plenaria del consiglio di Stato sulla permanenza dei docenti diplomati magistrale inseriti nelle GaE della scuola dell'infanzia e primaria: l'unica magra "consolazione" è che per gli immessi in ruolo con riserva dalle GaE o con incarico al 31 agosto 2020, sempre dalle GaE, sono state adottate le disposizioni attuative del decreto legge n. 126/2019, convertito in legge n. 159/2019, introdotte per salvaguardare almeno la continuità degli alunni con la trasformazione dei contratti originari in contratti a tempo determinato con scadenza 30 giugno 2020. E dopo? Il nulla, nessun tipo di garanzia. Anche dopo tre o quattro lustri di onorato servizio a suon di supplenze annuali spesso pure continuative.
 LA LETTERA-APPELLO ALLA MINISTRA AZZOLINA
Per non chinare la testa all'assurdità di questa disposizione, prima nei confronti della persona e poi verso il docente professionista, Anief continua a difendere i diritti di migliaia di docenti vittime delle decisioni discutibilissime prese prima in tribunale e dopo a Viale Trastevere, oltre che nei palazzi della politica pilatesca. Il sindacato, a tale scopo, rende pubblico lo sfogo di una docente che ha acquisito la Laurea Magistrale in Lingua e Letterature Straniere nel 2006, presso l'Università degli Studi di Bergamo e ha alle spalle ben 15 anni di insegnamento nella scuola paritaria; ha lavorato con passione e competenza grazie ai numerosi corsi di aggiornamento organizzati dalla scuola stessa e inoltre ha avuto cura di coltivare privatamente, presso diversi Istituti della provincia (anche riconosciuti dal MIUR), la specifica competenza in lingua inglese.
UN COLPO DI SPUGNA INGRATO E IRRIVERENTE
A quasi cinquant'anni "e con un colpo di spugna ingrato e irriverente", si è "vista annullata come persona, prima ancora che come insegnante". Infatti, per una manciata di giorni non ha "raggiunto i due anni servizio nella scuola pubblica, requisito necessario per accedere al concorso straordinario bandito lo scorso anno". Si è quindi "vista azzerare quindici anni di vita lavorativa vissuta con dedizione, con l'obiettivo di formare cittadini responsabili e, tengo a dire, liberi nelle loro decisioni". E "vista come docente superare da chi aveva nella scuola pubblica soli due anni di insegnamento, con alle spalle le più svariate esperienze lavorative, non sempre inerenti all'ambito scolastico.
In questi giorni sta "continuando con dedizione" il "lavoro da casa con la" didattica a distanza "e ben si può comprendere con quale stato d'animo". Ancora di più perché, ricorda alla ministra dell'Istruzione, "Bergamo è la provincia più colpita da questa pandemia: ogni giorno riceviamo notizie di perdite di persone care e viviamo nell'incertezza del dopo lavorativo anche per i nostri mariti".
 AVREI VOLUTO SERVIRE IL MIO PAESE
"Mi si potrà rispondere – continua - che non morirò di fame, perché percepirò la disoccupazione, o che potrò ripartire dal punto zero. Ringrazio per il ben servito, sicuramente a lei non imputabile, ma, come persona e insegnante, avrei voluto servire il mio Paese con il pieno riconoscimento da parte dello Stato, che non fosse un "usa, getta, ricevi l'elemosina e rimettiti in coda", bensì come cittadina portatrice di valori umani, civici e formativi". La docente reputa quanto le sta accadendo ancora più grave in "questo tempo dove è necessario stare lontani, ma" occorre anche "costruire ponti di solidarietà e giustizia": per questo, le chiede di "adottare decisioni che, oltre al rispetto della normativa, possano anche essere dettate dai principi di equità, non discriminazione e giustizia sociale: molte famiglie, molti insegnanti, proprio in questo momento, attendono le Sue decisioni che avranno ricadute nella vita professionale e familiare di ognuno di noi, compresa della sottoscritta". Confida, infine, nella sensibilità e nell'operare della ministra dell'Istruzione "al fine di sanare una situazione di ingiustizia che non fa onore alla scuola statale".
LA POSIZIONE DELL'ANIEF
Proprio in questi giorni, Anief è tornato a esprimere all'amministrazione scolastica l'urgenza di risolvere questa situazione, nel corso del confronto sui testi dei bandi degli imminenti concorsi: invece di concentrare l'attenzione sul concorso ordinario, è necessario infatti avviare una procedura straordinaria per immettere in ruolo chi ha almeno due anni di servizio e il rispetto del lavoro svolto dai diplomati magistrale immessi in ruolo o inseriti nelle graduatorie "con riserva". Come sta facendo la Provincia Autonoma di Trento, è necessario che anche il Governo adotti, per tutto il Paese, un percorso straordinario di reclutamento pure per la scuola Infanzia e Primaria, riservato a chi ha almeno svolto due anni di servizio. E prevedendo che il servizio utile per l'accesso sia quello svolto in tutto il sistema nazionale di istruzione, quindi non solo nella scuola statale, riconoscendo precedenza per la "conferma in ruolo" proprio ai docenti in possesso di diploma magistrale già in servizio con contratto a tempo indeterminato.
A questo scopo, basterebbe anche solo creare una "finestra", come già è accaduto nel 2008 e nel 2012, alle Graduatorie a Esaurimento. Ma anche prevedere l'utilizzo delle Graduatorie d'Istituto, aggiornate anche con i nuovi inserimenti e trasformate in provinciali sin da subito, per l'utilizzo non solo delle supplenze annuali ma anche per le immissioni in ruolo lì dove le GaE risultino esaurite. La verità è che per questi docenti non c'è alcuna selezione da fare: il lungo precariato svolto vale tantissimo e la stessa pubblica amministrazione ha sempre tenuto in considerazione il servizio svolto. Non si può utilizzare personale abilitato, come sono tutti i diplomati magistrale ante 2001/2002, e poi richiedere di sottoporsi ancora a una selezione per la stabilizzazione, trattandolo alla stregua di un neo laureato.
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