Sull’Arena Cinema di San Cosimato a Roma
Sulla vicenda dell’arena di San Cosimato noi esercenti cinematografici non possiamo rimanere estranei e distaccati. Il Cinema è la nostra vita la nostra passione ed anche un po' la nostra follia, proprio come per i ragazzi dell’ “America Occupato”, con la differenza che noi affrontiamo questa sfida con i rischi d’impresa e senza alcun paracadute, sostenendo interamente gli oneri e gli sforzi che tale scelta c’impone giorno dopo giorno con l’unica soddisfazione di accogliere il pubblico nelle nostre sale e vederlo ancora emozionarsi davanti al grande schermo attraverso una delle poche esperienze collettive rimasta.
Anche se in un primo momento abbiamo avuto la tentazione di non enfatizzare una vicenda che, con tutto il rispetto dei “ragazzi occupanti” e del loro leader Carocci, sembra ormai ripetersi affannosamente di anno in anno, quando i problemi da affrontare e su cui fare appelli sarebbero ben altri, abbiamo, comunque, deciso di cogliere questa occasione per rilevare, in controtendenza con gran parte dell’”Elite” del Cinema Italiano e di alcuni esponenti politici, che dovremmo smetterla di calpestare le regole condivise che sono l’unico argine contro l’arroganza, i privilegi ed i favoritismi su cui quegli stessi paladini a difesa di questa iniziativa sembrerebbero fondare i propri ideali e valori a difesa della legalità e della trasparenza.
Per articolare meglio il senso di questo nostro profondo dissenso vorrei soffermarmi su alcuni aspetti, di cui in parte siamo stati in questi anni interpreti, talvolta, dimenticati.
Innanzitutto, è giusto che, mentre i Cinema rimangono faticosamente aperti tutto l’anno, compresa l’estate, ci siano iniziative gratuite con l’apporto diretto ed indiretto delle istituzioni pubbliche?
A quella di San Cosimato bisognerebbe aggiungere anche l’arena gestita dalla Direzione Generale Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali anch’essa ad ingresso gratuito.
Il valore di San Cosimato non è certo messo in discussione e l’impegno, accompagnato da una sincera e profonda passione per il cinema da parte degli organizzatori, non può che essere apprezzato ed incoraggiato, ma è inaccettabile che l’interesse collettivo e gli appelli pubblici si concentrino solo sul loro operato, trascurando e disinteressandosi totalmente di tutti coloro che con la stessa dedizione, con ingenti sacrifici e con altrettanta dignità si adoperano tutti i giorni nel diffondere il Cinema in tutti i suoi generi e contenuti attraverso le sale cinematografiche.
Anche l’Arena a Piazza Vittorio, uno dei luoghi più degradati e rischiosi della città, assegnataci attraverso un avviso pubblico e senza alcun sostegno economico, avrebbe dovuto meritare la stessa attenzione e lo stesso trattamento, viste le analogie e forse ancor di più per la storicità che ci lega a questo faticoso, ma allo stesso tempo entusiasmante progetto attraverso cui il cinema diventa occasione di riscatto sociale e di rigenerazione urbana per un intero quartiere.
Lo stesso dovrebbe valere per tante altre iniziative valorose che si realizzano nelle nostre periferie abbandonate e che non riescono ad ottenere altrettanto interesse e la stessa “protezione”, sia da parte di alcuni nostri amministratori pubblici, che dai maggiori esponenti del mondo del cinema.
Non ci possono essere figli e figliastri, non possiamo da un lato predicare bene e poi a seconda delle circostanze e/o delle convenienze agire altrimenti!
Non possiamo pretendere a giorni alterni il rispetto della legalità e della trasparenza come fari che dovrebbero illuminare l’azione di qualsiasi amministrazione pubblica, per poi di fatto mortificare ed umiliare tutti coloro che s’inchinano all’osservanza delle regole come principio base per una sana e responsabile convivenza civile.
Purtroppo, questa vicenda, ma soprattutto le dinamiche distorte ed i toni esasperati che produce ci dimostra, che ciò che veramente manca in questa città è una politica complessiva ed organica sui luoghi della cultura, siano essi cinema, teatri o sale da concerti.
Tutto sembra essere lasciato al caso, senza una visione ed una prospettiva d’insieme condivise da mettere in atto attraverso una serie di azioni basilari che darebbero un minimo di speranza e di fiducia a tutti coloro che s’impegnano quotidianamente a tenere aperti tali luoghi continuando a svolgere in totale solitudine una funzione decisiva per la crescita civile e democratica della nostra comunità.