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9 dicembre 2021

#Storia In questi mesi, a Parigi, si sta sviluppando il Processo del Secolo contro gli attentatori del Bataclan, le vittime in aula cercano giustizia


Un processo i cui numeri sono già un record:  con il racconto drammatico dei sopravvissuti, 350 i testimoni, 1800 parti civili tra feriti e parenti delle vittime, 542 tomi giudiziari e 330 avvocati, in un'aula bunker speciale costruita per l'occasione e costata dieci milioni


Immergersi nell'indagine sul male, il fanatismo, la giustizia

Gli imputati, tra cui Salah Abdeslam, considerato il basista del gruppo degli assalitori (nove, sono tutti morti), e i loro fiancheggiatori; i parenti delle vittime; i sopravvissuti. Ma soprattutto vi interrogherete sul mistero di questi ragazzi cresciuti in Europa e decisi a uccidere per infliggerle dolore, dichiarando di non avere "niente di personale" contro gli uomini e le donne che hanno ucciso a colpi di kalashnikov.

Mentre la Francia piangeva 130 vittime, il kamikaze sopravvissuto Salah Abdeslam scioccava il mondo: "Dopo l'attentato? Sono andato al Mc Donald's e ho preso un menù di pesce"


Hanno iniziato le udienze di uno dei più importanti processi del dopoguerra, quello che si è aperto a Parigi contro i responsabili delle stragi terroristiche del 13 Novembre 2015  che sconvolsero la Francia, per prima, e che hanno fortemente scosso ogni cittadino del mondo, facendo 130 vittime – tra cui la giovane italiana Valeria Solesin


Ero a Milano sei anni fa, seconda superiore, Liceo Scientifico vicino al Duomo, quando, in tarda notte ho visto la sconvolgente notizia in TV, insieme alla mia famiglia. Eravamo marmati dal terrore. A causa del panico in seguito a questo attentato abbiamo dovuto lasciare Milano. Ecco perché il mio ritorno in Sicilia, fine Febbraio 2016, il tempo di traslocare. Aggiungiamo all'evento anche una chiusura mentale milanese abbastanza ampia, tossica e pericolosa, direi, nei mezzi di trasporto pubblico e anche nell'ambiente scolastico... Da non risentirsi chi sa di essere apposto, fortunatamente non siamo tutti uguali... Da quell'attentato, per me era scottante ogni giorno vicino al Duomo, a piedi, nella metro, ogni allarme che suonava durante la corsa della metro era come un richiamo dell'al di là... Non riuscivamo ad andare più al Teatro o a girare in città già dopo pranzo...


L'attentato esercitato a Parigi in quel doloroso giorno di Novembre del 2015, ha prodotto un lutto che ha fatto il giro del mondo: tantissimi paesi hanno perso qualcuno, tantissime le vittime ed i feriti, tantissime le famiglie distrutte...

90 persone sono morte al Teatro Bataclan, 13 al Le Carillon e al Le Petit Cambodge, 5 al Café Bonne Bière e a La Casa Nostra, 21 a La Belle Équipe e 1 allo Stade de France. Le vittime erano di 26 diverse nazionalità. Uno dei feriti è poi deceduto, portando così il numero totale di morti a 130 e 350 feriti


Nella lunga notte del 13 Novembre 2015, ecco i particolari di come sconvolse Parigi e tutti noi un attacco terroristico jihadista senza precedenti:

Gli attentati di Parigi del 13 Novembre 2015 sono stati una serie di attacchi terroristici armati, concentrati nel I, X e XI Arrondissemente allo Stade de France, a Saint-Denis, nella Regione dell'Île-de-France 

Gli attentati sono stati compiuti da almeno 10 persone fra uomini e donne, responsabili di 3 esplosioni nei pressi dello stadio e di 6 sparatorie in diversi luoghi pubblici della capitale francese, tra cui la più sanguinosa è avvenuta presso il Teatro Bataclan, dove sono rimaste uccise 90 persone. Si è trattato della più cruenta aggressione in territorio francese dalla Seconda Guerra Mondiale e del secondo più grave atto terroristico nei confini dell'Unione Europea dopo gli attentati dell'11 Marzo a Madrid 

Mentre gli attacchi erano ancora in corso, in un discorso televisivo il Presidente francese Froançois Hollande, all'ora, ha dichiarato lo stato di emergenza in tutta la Francia e annunciato la chiusura temporanea delle frontiere


Un commando di attentatori kamikaze colpì sei volte in 33 minuti, sparando all'impazzata sulla folla, in strada e nei locali, soprattutto fra i giovani che stavano trascorrendo il venerdì sera fuori casa. Tra lo Stade de France, il Bataclan e i locali del centro di Parigi morirono 130 persone, e 350 rimasero ferite.

Una Seat nera 'Leon' aveva portato alcuni terroristi equipaggiati con dei kalashnikov davanti a quattro ristoranti. Erano circa le 21.30 quando, una volta scesi dall'auto, cominciarono a fare fuoco sulla folla. Sette terroristi, gridando "Allah è grande", riuscirono ad azionare la loro cintura esplosiva - rafforzata da perossido di idrogeno con chiodi e bulloni - e a farsi saltare in aria come sognano i 'martiri' della jihad. Solo uno di loro non ha fatto in tempo, freddato dalle teste di cuoio all'interno del teatro della carneficina, il 'Bataclan'.


A dare il via a quell'impressionante sequenza di terrore è stato alle 21.20 il primo kamikaze che si è fatto esplodere nella 'rue Rimet', all'altezza della porta B, la strada che corre lungo lo Stade de France, dove si giocava l'amichevole Francia-Germania e qualche mese dopo, a inizio estate erano previste diverse partite degli Europei 2016, fra cui la finale. Aveva un biglietto d'ingresso, ma gli addetti ai controlli scoprirono che indossava dell'esplosivo e lo fermarono ai cancelli dello stadio. Si fece esplodere mentre tentava la fuga, uccidendo un malcapitato passante.

Pochi minuti dopo l'auto nera della morte si fermò davanti a due ristoranti del XII Arrondissement, dove i killer scesero iniziando a sparare all'impazzata contro i ristoranti Carillon e Petit Cambodge, uccidendo 15 persone e ferendone gravemente altre 10. Un minuto dopo una seconda esplosione allo stadio, alla porta H. La notte buia della Francia proseguì con altri 5 morti alla Bonne Biere, seconda tappa della Seat nera. Poco dopo altri 19 innocenti morirono alla Bonne Biere, terza tappa del terrore. Nello stesso momento, in un locale di boulevard Voltaire, lo stesso del Bataclan, un terrorista si era seduto al tavolo, aveva ordinato da bere per poi farsi saltare in aria. La cameriera che aveva raccolto l'ordinazione si salvò miracolosamente. Ancora morte e ancora sangue, in un'altra zona della città assediata e sotto choc: un commando di quattro terroristi, a bordo di una Polo nera, era appena arrivato davanti al Bataclan dove era in corso il concerto del gruppo californiano Eagles of Death Metal. I terroristi, dopo aver fatto irruzione nel locale, iniziarono a sparare sulle persone. Mentre le televisioni di tutto il mondo erano puntate su Parigi, la presa degli ostaggi, con scene di terrore e disperazione, proseguì per tre lunghissime ore. Alla fine si contarono altri 90 morti


Il critico musicale del periodico Les Inrockuptibles, Guillaume B. Decherf, il dirigente della casa discografica Mercury Records France, Thomas Ayad, il giovane musicista e compositore Christophe Lellouche e il manager degli Eagles of Death Metal, Nick Alexander, sono fra le vittime dei terroristi islamici nel Bataclan. Alcuni sopravvissuti soffrono di stress post traumatico 


Come dopo ogni strage, si alzò il coro di voci che chiedeva di reagire con determinazione, ma senza rinunciare a vivere e soprattutto senza permettere alla paura di oscurare la libertà. Rispondendo all'odio con la fratellanza, al terrore con la forza del diritto, al fanatismo con la speranza. L'unico sopravvissuto dei kamikaze è stato Salah Abdeslam, ora in carcere. Autodefinitosi "combattente dello Stato Islamico", ha cercato di giustificare l'orrore di quegli attacchi coordinati con scioccanti parole come queste: "Abbiamo preso di mira la popolazione, dei civili, ma non c'era niente di personale. Abbiamo voluto far subire alla Francia lo stesso dolore che noi subiamo". Ascoltato dall'intelligence, ha anche ricostruito, con inaudito cinismo, come avrebbe trascorso quella serata culminata con la sua fuga all'alba in Belgio: "Dopo l'attentato? Mi sono nascosto nella tromba delle scale di un edificio, sono andato al Mc Donald's e ho preso un menù di pesce". Questo mentre ragazzi e ragazze erano a terra in una pozza di sangue. Mentre i loro genitori, disperati, non li avrebbero visti più tornare a casa. Mentre la Torre Eiffel, simbolo di Parigi nel mondo, si sarebbe spenta in segno di lutto. Per rispetto dei vivi e dei morti


Dall'inizio del 2015 la Francia fu vittima di numerosi attentati terroristici di matrice islamica, compiuti da affiliati o sostenitori di Al-Qaida e dello Stato Islamico


Nel corso del 2015 anche altri paesi furono al centro degli attentati. Ecco alcuni:

Tra il 14 e 15 Febbraio, a Copenaghen, un giovane armato di fucile aprì il fuoco al Krudttønden Café, dove si stava tenendo una conferenza sulla libertà di espressione, uccidendo una persona e ferendo tre poliziotti, senza però colpire il disegnatore Lars Vilks, principale obiettivo dell'attentatore. La sera del 14 Febbraio lo stesso giovane terrorista, nei pressi della sinagoga locale, ferì gravemente un cittadino ebreo, che morì nelle ore successive. Il terrorista venne in seguito ucciso dalla polizia danese. Poi, il 18 Marzo, 2 terroristi fecero irruzione nel Museo Nazionale del Bardo, in Tunisia, sparando sui turisti all'interno e all'esterno del museo, uccidendo 22 persone e ferendone 45. Entrambi furono uccisi dalle teste di cuoio della polizia tunisina. Il 26 Giugno, altri 2 terroristi, tra cui il ventitreenne studente di ingegneria elettronica Seifeddine Rezgui Yacoubi, uccisero 38 persone nel complesso turistico di Port El-Kantaoui di Susa, in Tunisia. Durante la sparatoria, Yacoubi venne infine ucciso dalla polizia. A Settembre, inoltre, il Primo Ministro britannico David Cameron aveva annunciato la scongiura di un attacco alla Regina Elisabetta da parte dell'ISIS


Il processo a Parigi serve alla verità e alla memoria

"Nostra figlia è morta", sono le parole semplici, lapidarie, rassegnate di Alberto Solesin, il padre di Valeria, la ragazza veneziana che risultava dispersa dall'attacco di venerdì sera nella sala concerti Bataclan, in cui tre attentatori suicidi hanno ucciso 89 persone. 

"Abbiamo la certezza, ho parlato con il Console in Francia e con il fidanzato di mia figlia ieri e pare che Valeria sia morta, probabilmente da venerdì sera". 

Il Console italiano a Parigi Andrea Cavallari ha confermato la morte della giovane, dopo essere uscito dall'obitorio a Place Mazas, dove era andato con l'Ambasciatore d'Italia a Parigi Giandomenico Magliano per il riconoscimento della giovane. Dopo qualche minuto è arrivata anche la conferma della Farnesina

Il padre ha avuto la triste notizia in un primo momento dal padre del ragazzo della figlia, Corrado Ravagnani, erano insieme la sera prima. "Purtroppo Valeria è morta" aveva detto Ravagnani, comunicando la notizia del ritrovamento del corpo della giovane. Anche la madre Luciana Milani ormai parla al passato della figlia: "Era una persona, una cittadina, una studiosa meravigliosa. Valeria a Parigi aveva lavorato anche seguendo i barboni della città, questo dice tutto, dimostra la sua voglia di conoscere in tutte le sfaccettature le realtà che andava a studiare e frequentare".


Il giudice che presiede il processo ha deciso di dare la parola non solo ai testimoni e a coloro che possono offrire elementi utili all'accertamento dei fatti, ma anche ai parenti delle vittime e Luciana Milani ha scelto di parlare. Lo ha fatto – come ha spiegato – perché la parola è fondamentale per concedere ai morti, che non hanno più voce, di far parte della storia e della giustizia


Nel processo sono intervenuti anche gli innumerevoli feriti con il loro calvario di operazioni, amputazioni, lesioni permanenti e poi c'è il papà di una giovane che lavorava come tecnica del suono al Bataclan, che continua a pagare l'abbonamento del telefono della figlia per ascoltarne ancora la voce, registrata sulla segreteria.

Parigi, già annientata dagli attentati, segue con calda partecipazione il processo, stringendosi a quello che la mamma di Valeria ha definito "un grande affresco di umanità che ha diritto di parola"


È facile vincere contro persone innocenti, indifese, disarmate. Questo non è potere, ma sintomo di ipocrisia, arretratezza, scarsa maturità e diplomazia, contenuti di ogni tipo di scarso rilievo, che "non stanno in piedi" né in terra, né in cielo

Sosteniamo fieri questa meritoria iniziativa, del Processo a Parigi, per la memoria di Valeria Solesin certo, ma anche per la memoria degli altri giovani scomparsi, per chi è sopravvissuto, per il loro dolore e delle loro famiglie, per un futuro sostenibile di reali pari opportunità


Per chi vuole approfondire sulla cronologia degli eventi, fare click sul seguente link: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Attentati_di_Parigi_del_13_novembre_2015


Nella foto: I furgoni della polizia davanti al teatro Bataclan il giorno dopo gli attentati



Articolo di Nadine Micu Galiano


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