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24 settembre 2019

Opera, intervista di Giovanni Zambito a Leonardo Capalbo nel Don Carlos in scena fino al 9 ottobre ad Anversa e dal 16 al 30 ottobre a Gand



OPERA, LEONARDO CAPALBO È "DON CARLOS : COME LUI VORREI SEMPRE ESPRIMERE QUELLO CHE HO DENTRO


Una messa in scena atipica ha accompagnato il debutto di "Don Carlos" di Verdi tratto dal dramma di Schiller: ha aperto la nuova stagione e segna ufficialmente la nuova era del Teatro dell'Opera di Anversa sotto l'egida del nuovo soprintendente Jan Vandenhouwe. Il racconto prende inizio nel monastero di San Giusto dove Don Carlos - interpretato da Leonardo Capalbo -rievoca eventi e persone, a partire dall'incontro con Elisabeth, che il padre Filippo II gli ha sottratto per ragioni di Stato.
Il regista Johan Simons compie la scelta di lasciare il protagonista sempre sulla scena, anche quando non canta o non è direttamente coinvolto. Dietro si alternano la presenza del coro/della corte e pannelli - a volte astratti, a volte rappresentazioni di luoghi e paesaggi - che richiamano il flusso degli avvenimenti e dei ricordi. Fondamentale l'apporto della visual artist Hans Op de Beeck e la costumista Greta Goiris.
E poi, tanti oggetti sul palco che Don Carlos piazza e sposta continuamente, quasi a significare il vano tentativo di mettere a posto le sue cose, ad acquietare il proprio animo, perennemente in balia del tormento amoroso.
Bella, imponente, densa la musica dell'Orchestra diretta dal M° Alejo Pérez.
Abbiamo intervistato il tenore italo-americano Leonardo Capalbo.
Tre ore in modo continuato sulla scena, anche quando non canti. Secondo te, perché il regista ha fatto questa scelta?
Perché ha cercato il modo per essere veramente dentro il cervello di Don Carlos e di sognare, soffrire con lui, sentire quello che gli altri dicono di "me": per il pubblico è interessante vedere le mie reazioni per capire psicologicamente la vita e la storia del personaggio.
Sposti oggetti sulla scena e ti muovi tanto: Ti aiuta sulla scena avere dei riferimenti fisici da toccare e su cui appoggiarti?
A volte aiutano, perché posso pensare a volte che questi oggetti sono cose che sono state create da me stesso, che vengono o dall'ansia o da un momento di felicità, a volte risulta anche difficile perché devo fare un po' di tutto e muovermi sempre. Anche se sono seduto o sdraiato a terra o proprio fermo, sono sempre in scena quindi devo stare concentrare tutto il tempo.
Sei il protagonista in un'opera di Verdi, per la prima di una nuova stagione, la prima di nuovo corso dell'Opera di Anversa. Quante responsabilità...
Un sacco. Sicuramente prima di entrare in scena mi sento nervoso e in tensione, però quando sono in scena e canto ed entro in questo personaggio -che è così scritto divinamente dal M° Verdi- non posso dire che mi sento nervoso: mi sento come Don Carlos.
Che pensi di Don Carlos?
A dire la verità, lo trovo un uomo che sta cercando quello che deve fare con la sua vita e anche il significato della vita e non so se è veramente un uomo credente, ma alla fine si trova in una posizione più solida e con questa regia al mondo di oggi può apparire una cosa molto contemporanea, forte, interessante: forse mi sento di dire che Don Carlos è una persona poco disciplinata.
Nell'opera, oltre all'amore impossibile per la regina, è molto evidenziata l'amicizia con Rodrigo. Facile nel mondo dell'opera essere amici?
Non so se posso dirlo, ma niente è facile: l'amicizia è una bellissima cosa e io sto cercando sempre di frequentare le persone con cui posso veramente avere a che fare.
Sei di origine italiana...?
Io sono nato negli Stati Uniti, ma i miei genitori vengono dalla Calabria, da Acri, provincia di Cosenza.
Mantieni sempre il rapporto con le tue origini?
Sì, certo.
Ci vai sempre?
Non sempre. In Italia sì, spesso: in Calabria è un po' più difficile forse perché è difficile andarci.
Di Don Carlos hai detto che è un uomo alla ricerca: e Leonardo Capalbo? avete dei tratti in comune, a parte l'amore impossibile?
Tutti potremmo trovarci in questa situazione. Io amo e vorrei sempre esprimere quello che ho dentro di me e questa è una cosa che vedo sempre con Don Carlos: lui vuole sempre esprimere tutto di sé. Giovanni Zambito.



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