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17 agosto 2017

Turismo per uccidere in Africa | Al cinema "Safari" di U.SEIDL | dal 1 settembre


IN SALA
da venerdì 1 settembre 2017


SAFARI  di Ulrich Seidl
(Austria/Danimarca/Germania 2016, 90' - col.)


Racconto lucido e senza censure sui ricchi turisti tedeschi e austriaci che cacciano zebre e giraffe nelle riserve al confine tra Namibia e Sudafrica.
I protagonisti parlano, Seidl registra: allo spettatore arriva il ritratto
di una realtà agghiacciante.



Presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia 2016 - Fuori Concorso



Esce nelle sale italiane Safari, l'ultimo film del regista austriaco Ulrich Seidl, presentato in anteprima alla 73esima Mostra del Cinema di Venezia (fuori concorso).
Al cinema da venerdì 1 settembre 2017, con la distribuzione di Lab 80 film, Safari è un racconto lucido e tragico sulle attività di caccia che ricchi turisti austriaci e tedeschi compiono in Africa, in particolare sul confine tra Namibia e Sudafrica.

A caccia di zebre, giraffe e gnu, i turisti-cacciatori si appostano, cercano, avvistano, sparano e gioiscono delle prede abbattute, posando nelle immancabili foto "trofeo" con gli animali morti. Seidl accompagna i suoi protagonisti nelle battute di caccia, raccontando perfettamente non solo le dinamiche della caccia ma anche gli stati d'animo che i cacciatori vivono, con la tensione quasi libidica che anticipa l'avvistamento e il rilascio nervoso ed euforico che segue l'uccisione. Ma il regista non fa solo questo: registra i racconti delle persone di cui documenta le "vacanze per uccidere", facendole parlare del rapporto che hanno con l'Africa, di vita, di morte. Seduti di fronte alla telecamera, giovani coppie, anziani pensionati e famiglie parlano di se stessi, delle loro idee e della loro passione per la caccia dei grandi mammiferi.
È così che Safari diventa non solo un film sulla caccia ma anche e soprattutto un film sull'idea di uccidere: un racconto senza sconti né censure sulla realtà che il regista, col suo stile preciso e diretto, ha scelto di osservare.

Ha detto Ulrich Seidl: «Mi sono messo in viaggio per scoprire e mostrare cosa motiva tante persone a cacciare e come questa attività possa diventare un'ossessione. Ma durante la lavorazione il film è diventato anche un film sul concetto di uccidere: uccidere per il piacere di farlo senza essere mai davvero in pericolo, uccidere come una sorta di liberazione emotiva. Conoscevo cacciatori che uccidevano ma non coppie e famiglie che si baciano e congratulano tra loro dopo l'uccisione. L'atto di uccidere sembra per loro un atto libidico».