Programma Cinema Trevi - Roma
25-26 novembre
Fratelli nel
cinema: Comencini e Bertolucci
«L’invenzione
del cinematografo è legata al nome di due fratelli: Auguste e Louis Lumière. Da
allora, nella storia del cinema, sono stati tanti i fratelli che, in
collaborazione o in competizione, si sono dedicati a questo mestiere. Il
cinema, si sa, è una malattia contagiosa che si diffonde spesso all’interno
delle famiglie. I mestieri del cinema sono tanti e, in certi settori, si sono
formate nel tempo vere e proprie dinastie di artigiani e professionisti. Questo
aspetto, che caratterizza in maniera particolare il cinema italiano, rimasto,
sostanzialmente, un cinema artigianale, è al centro della presente rassegna con
cui ci si propone di mettere a confronto opere legate ai nomi di fratelli o
sorelle, per comprendere meglio il peso che i rapporti umani, personali e
familiari, hanno avuto nello sviluppo e nella qualità del nostro cinema»
(Amedeo Fago).
Gli appuntamenti di questo mese sono
dedicati alle sorelle Comencini, Cristina e Francesca, e ai fratelli
Bertolucci, Bernardo e Giuseppe.
Rassegna a cura di Amedeo Fago
martedì 25
novembre
ore 17.00 A casa
nostra di Francesca Comencini (2006, 101’)
ore 19.00 Lo spazio
bianco di Francesca Comencini (2008,
100’)
Maria
è in attesa che sua figlia esca dall’incubatrice. Deve pazientare tre mesi. Ma
Maria non sa aspettare. Abituata a decidere con piena autonomia della propria
vita, si costringe in un’apnea che esclude il mondo esterno, chiusa nello
spazio bianco dell’attesa. Ma questo sforzo di isolamento finisce col
consumarla. « 6°
film, e il più riuscito, di una regista che dal 1995 ha diretto anche 6
documentari. […]. Prende, emoziona, inquieta, sconcerta e fa aspettare anche lo
spettatore. È realistico ma anche visionario e corre via, leggero, storia di
una solitudine che si apre agli altri. La Buy non è solo di una bravura
interpretativa superiore a ogni elogio. Deve anche esserci stato, tra lei e la
regista, un lavoro di fertile collaborazione che sfiora la simbiosi» (Morandini).
ore 21.00 incontro con Francesca
e Cristina Comencini
moderato da Amedeo
Fago
a seguire Quando la notte di
Cristina Comencini (2011, 108’)
«Quando
scrivo un libro non penso che sarà mai un film, è solo un romanzo. Uno degli
aspetti che più mi preoccupava per la trasposizione cinematografica di Quando la notte era lo
stile a monologhi interiori del libro: è la storia di un uomo e una donna che
non si conoscono e, per capire chi è l’altro, si ascoltano e si pensano. Questo
ovviamente al cinema non poteva essere fatto. Con Doriana Leondeff abbiamo
paradossalmente ridato l’interiorità del libro con uno stile totalmente
oggettivo. Abbiamo usato quello che il cinema può offrire al meglio e cioè la
possibilità di restituire il silenzio, gli sguardi o il lento e reciproco
osservarsi e desiderarsi. Un altro aspetto che il film ha permesso di
potenziare è la montagna: la forza, la roccia, il freddo, il ghiaccio» (C.
Comencini).
mercoledì 26
novembre
ore 16.30 La luna
di Bernardo Bertolucci (1979,
142’)
Il figlio di un soprano di
successo vive una profonda crisi adolescenziale, con conseguente uso di droghe,
che l’amore della madre, spinto agli eccessi, non può colmare. Film chiave
nella filmografia di Bertolucci che fa i conti definitivamente con la figura
paterna. «Il primo ricordo di mia madre – avevo sui due anni – riguarda me
seduto dentro un cestino sulla sua bicicletta e la guardo. […] E
improvvisamente vidi la luna nel cielo della sera. E c’era una confusione nella
mia mente fra l’immagine della luna e quella del volto di mia madre»
(Bertolucci).
ore 19.00 Amori in
corso di Giuseppe Bertolucci (1989,
82’)
«Due
studentesse si ritirano in campagna a preparare un esame. Invece di un amico
che si contendono, arriva una ragazza molto diversa da loro. Girata in Val
Pessola (Appennino emiliano-ligure), è una commedia tenera, gaia e leggera con
sottofondi gravi e improvvisi trasalimenti del cuore. Un film farfalla sotto il
segno della grazia» (Morandini). Con Amanda
Sandrelli, Stella Vordemann e Francesca Prandi.
ore 21.00 incontro con Lucilla
Albano
moderato da Amedeo
Fago
a seguire Io e te di Bernardo
Bertolucci (2012,
97’)
«Concentrando il suo sesto film “romano” quasi tutto nello spazio
claustrofobico, spazialmente ma mentalmente infinito, di questa cantina, grande
come un atelier dark, e nel “duetto per cannibali” tra Lorenzo e Olivia,
quoziente di difficoltà altissimo e demodé, degno di C.T. Dreyer e di Tva Manniskor (Due
esseri), 1945, o di Joseph Mankiewicz di Gli insospettabili (1972),
Bertolucci ha dovuto prima di tutto operare chirurgicamente sul romanzo Io
e te, aiutato dallo stesso autore, Niccolò Ammaniti, […] da Francesca
Marciano e Umberto Contarello. Lo ha sforbiciato di inizio e di fine, perché
l’happy end nel cinema non è mai “end”, ma è sempre in qualche modo “happy”, e
qui perfino “hippy”, una felice idea o trovata; ne ha microvariato i dettagli perché
memoria di lettura e memoria di lettura visiva non combaciano; e ha aggiunto
alcuni personaggi o situazioni, sia per problemi ritmici che di sostanza» (R.
Silvestri).
giovedì 27
novembre
Bruno Pupparo: 5
anni dopo
«Cinque anni fa
Bruno Pupparo ci lasciava. La sua uscita di scena fu inattesa, incomprensibile,
sconvolgente, per chiunque avesse avuto il privilegio di conoscerlo. Sembrava
inconcepibile che quell’uomo grande, piantato, quel corpulento bambino coi
capelli bianchi, gentile e sensibile – ma anche focoso e capace di risentite
rigidità –, fosse scomparso così, nel nulla, da un momento all’altro. Venivano
negate le regole della fisica, e quelle dei sentimenti in primo luogo, perché
l’irruzione fulminea di quel vuoto rubò a tutti la possibilità di un saluto, di
una carezza, di un gesto. C’è una breve lirica di Vivan Lamarque che, trasposta
al maschile, dice: «L’ultima volta che lo vide non sapeva che era l’ultima
volta che lo vedeva. Perché? Perché queste cose non si sanno mai. Allora non fu
gentile quell’ultima volta? Sì, ma non a sufficienza per l’eternità». Ecco, è
da questo debito con Bruno che nasce l’omaggio di stasera» (Sergio Bassetti).
ore 17.00 Vesna va veloce di Carlo
Mazzacurati (1996,
92’)
«L’idea
che volevo cercare di raccontare era come avrebbe visto l’Italia una persona
che non ne conosce la cartina geografica. […] E ho voluto anche, all’inizio,
tenere dentro un po’ di Est, per dire “veniamo da laggiù”» (Mazzacurati).
«Quinto lungometraggio di Carlo Mazzacurati, e il terzo dedicato a un viaggio e
a incontri tra est e ovest […], è però il primo a essere tutto al femminile.
Tutto visto attraverso gli occhi azzurri di Vesna, e perciò misterioso e
attraente anche quando a noi potrebbe sembrare squallido; tutto sospeso,
accorato, malinconicamente crepuscolare» (Martini).
ore 19.00 Il posto dell’anima di Riccardo
Milani (2002, 107’)
«Il
cinema italiano torna in fabbrica, da sempre raramente frequentata. In Abruzzo
uno stabilimento della multinazionale nordamericana Carair, produttrice di
pneumatici, ha deciso di chiudere. Gli operai non si arrendono e si
organizzano. […] Scritto con Domenico Starnone, è il 3° lungometraggio del
romano R. Milani: non sempre misurato nell’enfasi […], ma anche scrupoloso nel
descrivere una realtà complessa, racconta con stoica amarezza e schiettezza
pudica la classe operaia e le sue contraddizioni in bilico tra passato e
futuro, tra impegno civile e sentimenti privati, tra il Nord e il Sud del
mondo. Il merito è anche della direzione degli attori» (Morandini).
ore 21.00 Incontro con Sergio
Bassetti
a seguire Bianco e nero di
Cristina Comencini (2008,
104’)
Carlo
ed Elisa vivono a Roma, formano una splendida coppia, hanno una bambina che
adorano e con gli anni si sono costruiti un equilibrio invidiabile. Un giorno,
però, quando Carlo conosce Nadine, una donna di colore bella ed elegante
sposata con Bertrand, un collega di Elena, la loro vita di coppia subisce un
cambiamento che non li farà più tornare indietro... « Da persona seria la Comencini non
pretende di dare risposte, si limita a imbastire le contraddizioni del cuore e
della società con divertimento e finezza senza perdere di vista le implicazioni
amare. In un cast indovinato, con belle partecipazioni di Anna Bonaiuto e
Franco Branciaroli, spicca l'interpretazione interiorizzata di Fabio Volo»
(Levantesi).
Ingresso
gratuito
venerdì 28
novembre
La Roma di
Moravia
«Roma per tutta la vita
(nonostante i numerosi viaggi fatti in età adulta) sarà il suo quartier
generale naturale, la sua città, una città però non vissuta in maniera
superficiale ma come habitat ideale alla ricerca di un Dio, di un senso, del
proprio io, attraverso le sue peregrinazioni quotidiane. […] Moravia è un
figlio immerso nella realtà delle piazze, delle strade, romano tra i romani, è
capace di cogliere la sua città intimamente, profondamente, e perciò di
coglierne i vari aspetti: dal vissuto asfittico, amorale, della borghesia, ad
una maggiore vitalità, ugualmente corrotta ma più sana nelle intenzioni, delle
classi popolari»
(Maria Grazia Di Mario).
ore 17.00 La noia di Damiano
Damiani (1963, 118’)
«Dino, pittore romano egoista e incapace di comunicare col
prossimo, ha un ambiguo rapporto di dipendenza con la ricca madre americana.
Allaccia una relazione con Cecilia, ragazza dall’oscuro passato, a scopo di
mero intrattenimento sessuale. Quando comincia a sospettare che lo tradisca ne
diventa sempre più succubo» (Morandini). Secondo Kezich «il film è rispettoso degli eventi
narrati nel libro, tranne per un eccesso di ottimismo nel finale», mentre per
Pestelli «il film resta autenticamente moraviano», anche se il male del
protagonista, nel passaggio dal romanzo al film, «perde il lustro filosofico».
Con Horst Buchholz, Catherine Spaak, Bette Davis.
ore
19.00 La romana di
Luigi Zampa (1954,
91’)
Nella
Roma fascista si svolge la storia di Adriana, giovane e bella, che per
assecondare le ambizioni della madre si ritrova tra le braccia di un pittore
che avrebbe dovuto garantirle la gloria. Delusa e turbata si invaghisce di un
autista che, nonostante le promesse di matrimonio, scopre essere in realtà
sposato e padre di tre figli. Avviata alla prostituzione, viene salvata da
Mino, un giovane partigiano che pare darle la felicità. Tratto da un romanzo di
Alberto Moravia, il film si avvale di una delle migliori prestazioni di Gina
Lollobrigida e soprattutto della accurata ricostruzione di interni ed esterni
d’epoca a cura di Flavio Mogherini.
ore 20.45 incontro con
Gianna Cimino, Maria Grazia Di Mario,
Angelo Favaro, Citto
Maselli, Antonella Perconte Licatese
Nel corso
dell’incontro sarà presentato il libro di Maria Grazia Di Mario
La Roma di
Moravia tra narrativa e cinema (Aracne
editrice, 2013)
a seguire Gli
indifferenti di Francesco Maselli (1964,
115’)
«Anche quelli che non apprezzano
Moravia riconoscono che nel 1929, quando si impose con Gli indifferenti, egli scrisse
il suo romanzo più valido e, per quei tempi, più nuovo. Gli schemi narrativi,
infatti, li aveva presi dalla vecchia letteratura – la famiglia in sfacelo, la
madre anziana con l’amante ricco, il figlio orgoglioso e dolente, la figlia
che, quasi per convenienza, sposa l’amante della madre – ma li aveva rivestiti
di un clima esistenzialistico ante litteram, di un senso di impotenza di fronte
al marcio della vita, di una nauseata indifferenza di fronte al crollo di tutti
gli antichi valori, e questo aveva conferito loro una innegabile modernità,
trasformando, oltre a tutto, ogni personaggio nel ritratto preciso di un’epoca
e di una società. […]
Maselli, convinto nell’universalità dei temi del romanzo e credendo che potessero essere trattati anche al di fuori dell’epoca in cui erano sorti, ha volutamente sfocato attorno ad essi la cornice degli Anni Trenta (pur accettandone fogge e costumi) e ha guardato a quei personaggi, quasi sempre in primo piano, come se fossero di oggi, con angustie, nausee, angosce, noie, facilmente riferibili a quelle di cui soffrono i contemporanei; senza accorgersi, invece, che quelle sofferenze non solo erano tipiche di quegli anni, ma che il modo con cui Moravia le aveva espresse era preso in prestito dalla vecchia letteratura» (Rondi). Con Claudia Cardinale, Rod Steiger, Shelley Winters, Tomas Milian, Paulette Goddard.
Maselli, convinto nell’universalità dei temi del romanzo e credendo che potessero essere trattati anche al di fuori dell’epoca in cui erano sorti, ha volutamente sfocato attorno ad essi la cornice degli Anni Trenta (pur accettandone fogge e costumi) e ha guardato a quei personaggi, quasi sempre in primo piano, come se fossero di oggi, con angustie, nausee, angosce, noie, facilmente riferibili a quelle di cui soffrono i contemporanei; senza accorgersi, invece, che quelle sofferenze non solo erano tipiche di quegli anni, ma che il modo con cui Moravia le aveva espresse era preso in prestito dalla vecchia letteratura» (Rondi). Con Claudia Cardinale, Rod Steiger, Shelley Winters, Tomas Milian, Paulette Goddard.
Ingresso
gratuito
29-30 novembre
Cinemafrica in
Cineteca: noi, domani. Per un cinema della convivenza
Dopo i due grandi appuntamenti di “Nuovi
italiani, da migranti a cittadini” e “L’Africa in Italia”, torniamo a occuparci
di cinema italiano e migrazione, anche se forse è il giunto il momento di
parlare più correttamente di cinema della convivenza, visto che, nel cinema
come nella società italiane, cittadini italiani e cittadini di origine
straniera convivono in realtà da decenni, in maniera più o meno visibile, più o
meno rimossa. L’Italia è un paese profondamente mutato negli ultimi trent’anni:
è divenuto, e ha scoperto di essere divenuto, un paese di immigrazione e un
paese di “seconde generazioni”, di “nuovi italiani”, di “nuovi cittadini”. In
questo nuovo viaggio nel cinema italiano, ci muoviamo dal 2004, anno del poco
noto Sotto il sole nero per arrivare al 2011/2012 di grandi rivelazioni
come Io sono Li e Italian Movies, passando dalla riuscita
sperimentazione dall’invisibile italiano Et in terra Pax, con Germano
Gentile, attore black italian diplomatosi al Centro Sperimentale di
Cinematografia. Un’occasione per (ri)vedere anche operazioni interessanti come
quella di Ricky Tognazzi, che mescola un cast internazionale (gli italiani
Alessandro Gassmann e Leo Gullotta, l’egiziano Amr Waked, l’attrice e regista
libanese Nadine Labaki) ed esordi convincenti e riusciti come quello di Paola
Randi nel suo Paradiso abusivo e meticcio sui tetti di Napoli.
Rassegna a cura di Maria Coletti
sabato 29
novembre
ore 17.00 Il padre e
lo straniero di Ricky Tognazzi (2010,
113’)
Diego,
funzionario del Ministero di Grazia e Giustizia, è padre di un bambino che ha
un grave handicap. Questa sua condizione lo porterà a stringere una forte
amicizia con Walid, un elegante e misterioso uomo mediorientale che, come lui,
ha un figlio malato. «Due padri, il romano Gassman e il siriano Amir Waked,
uniti dal dolore di figli disabili, sono i motori di un thriller (dal libro di
De Cataldo) dove tutto è improbabile ma nel film di Tognazzi lo scarto di
surreale non sempre riempie i tasselli di emozioni, pensieri in libertà emotiva
vigilata. Recitata bene anche da Ksenia Rappaport, la Labaki (regista di Caramel) e Gullotta, la storia
ha tre anime, coscienza alla Graham Greene, quella di Hitchcock che sapeva
troppo e infine un sospetto kafkiano» (Porro).
ore 19.00 Et in terra pax di Matteo
Botrugno e Daniele Coluccini (2010,
89’)
«Non
è un film sul disagio della periferia romana, o per lo meno lo è solo in parte.
Abbiamo scelto di soffermarci sulla psicologia dei personaggi più che sul
degrado, sulla disperata ricerca di una direzione da seguire più che sulle
ragioni sociali dell’emarginazione. La borgata è il teatro di vicende in cui
divengono lampanti da una parte le contraddizioni dell’essere umano e,
dall’altra, i rabbiosi istinti di sopravvivenza e la volontà di riscatto. Nel
tratteggiare questa storia abbiamo evitato di esporre giudizi o critiche:
risulterebbero quanto mai inutili. Abbiamo cercato invece di rappresentare una
parte di questa realtà ora mescolando semplici fatti di cronaca, ora dando un
valore quasi sacro alle gesta di individui comuni» (Botrugno, Coluccini).
ore 21.00 Io sono Li di Andrea Segre (2011, 96’)
«Cambiare
Paese è anche sperimentare letteralmente questo spaesamento, fare esperienza di
morte e (forse) rinascita, è la quotidianità purgatoriale – in certi momenti infernale
– del viaggio: andare concretamente al di là (ma il bar dove la donna serve si
chiama Paradiso…). E Segre, già abituato a documentare questo trapasso nella
sua attività di film maker, qui riesce a non ridurre il dramma alla mera
cronaca, a trascendere una denuncia per quanto necessaria del reale, e con
sensibilità misurata e visione personale – di cui la par condicio dialettica
(veneto e cinese come lingue ugualmente straniere) è soltanto un indizio
rivelatore – descrive la potenza incandescente dell’incontro, la forza
scandalosa dello sguardo, la poesia come materia che arde. […] Come fiamme
nell’acqua, persistenti e labili, trascinate da derive inattese, gli uomini e
le donne che si salvano reciprocamente con il candore della parola e lo scandalo
dell’amore offrono un esempio assoluto di resistenza alla grettezza della
società» (Matteo Columbo).
domenica 30
novembre
ore 17.00 Sotto il sole nero di Enrico Verra (2004, 93’)
«L’idea
del film è nata anni quando ho girato tra via Nizza e piazza Madama Cristina il
corto Benvenuti
in San Salvario. In questa zona trovai infatti una miniera di storie, grandi
tragedie e piccole commedie, meritevoli di esser portate sullo schermo: Sotto
il sole nero è un collage di questi racconti, che si intrecciano nell’ora e
mezza di immagini. […] Detesto il razzismo e il facile buonismo, questo film
non intende dare messaggi. L’obiettivo principale del mio lavoro è filmare le
situazioni, senza giudicarle, in quanto tocca allo spettatore dare un giudizio
su ciò che vede. Per me fare cinema significa mostrare i fatti e lasciare al
pubblico il compito di giudicarli. Il mio scrupolo è stato di avere uno sguardo
il più possibile onesto su ciò che inquadravo» (Verra).
ore 19.00 Into Paradiso di Paola Randi (2010, 104’)
«Che
cosa ci fanno insieme uno scienziato che ha appena perso il lavoro, un
ex-campione di cricket venuto dallo Sri Lanka a Napoli per fare il badante, un
politico colluso e corrotto, più un imprecisato numero di killer della camorra
in cerca di una pistola che scotta? Semplice: danno vita alla commedia più
insolita, strampalata e sofisticata vista da molto tempo in qua nel nostro
cinema: Into
Paradiso dell'esordiente Paola Randi, 40enne milanese che viene da pittura,
teatro e videoarte. Insolita per l'ambientazione [...]. Strampalata perché cala
situazioni classiche [...] in mondi di grande esuberanza espressiva [...].
Sofisticata perché su questo impianto non inedito innesta un gusto delle
psicologie, dell'ambientazione, dei dettagli, ovvero una quantità di idee
visive e di racconto, forse unica per il nostro cinema» (Ferzetti).
ore 21.00 Italian Movies di Matteo
Pellegrini (2012,
99’)
«Matteo
Pellegrini […] di doti ne ha messe in campo parecchie in questo Italian movies, commedia sì ma
interculturale e transnazionale, che gioca il gioco delle differenze non solo
con rispetto (e già questo in Italia è merce rara...), ma anche con gusto,
intelligenza, sensibilità. […] Il cinema allora come momento di riscatto di una
gioventù transnazionale, nomadica, marginale, con mille storie di sofferenza e
speranza che cercano solo uno scatto? Ma sì, Italian movies racconta
anche del potere virale delle immagini nel XXI secolo, di come davanti a una
videocamera ci si possa reinventare, in un rito di autorappresentazione che è
ludico e catartico, mistificatorio e liberatorio insieme» (De Franceschi).
Cinema Trevi – vicolo del
puttarello, 25 – Roma (ingresso 4 euro rid. 3 euro)