Il 9 dicembre 2021, durante il Summit for Democracy, su invito del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il presidente di Polonia Andrzej Duda ha pronunciato il discorso di cui il testo, tradotto in italiano, trasmettiamo qui di seguito.
Signor Presidente!
Signore e Signori!
Capi di Stato e Capi di Governo! Esponenti del mondo democratico!
Permettetemi di condividere una riflessione personale. Trentuno anni fa, per la prima volta ho votato alle elezioni libere e, per la prima volta nella storia della Polonia del dopoguerra, la mia generazione ha potuto eleggere democraticamente un presidente. Un anno fa, come secondo presidente della nostra storia, sono stato rieletto. È successo con un record di presenze e dopo uno scontro molto equilibrato con il mio avversario, Rafał Trzaskowski, attuale sindaco di Varsavia.
Se vi avessi incontrato più di un anno fa, probabilmente avrei raccontato – come ciascuno di voi del Vostro paese – che la Polonia sovente ha versato sangue per la democrazia.
Probabilmente avrei parlato anche delle priorità della nostra generazione di leader mondiali e del nostro grande compito. A mio avviso, si tratta di superare la polarizzazione che, purtroppo, sta crescendo nel mondo post-pandemia. Su una scala che non abbiamo conosciuto finora, e in quasi tutti i paesi. Neanche il mio paese fa eccezione.
Probabilmente avrei detto che la democrazia deve tornare alle sue radici: il dibattito deve ritornare ad essere un dibattito e non un invito a censurare gli avversari, la lotta politica non può disumanizzare l'avversario, perché l'avversario è semplicemente un uomo che, per varie ragioni, ha diverse opinioni rispetto alle nostre.
Nel frattempo, però, è successo qualcosa che ha cambiato la mia visione del dibattito sulla democrazia. Quattro settimane dopo la mia rielezione, quando oltre 20 milioni di miei compatrioti avevano esercitato il loro diritto di voto, i nostri vicini bielorussi sono stati nuovamente e brutalmente privati di questo diritto.
Eppure la Bielorussia si trova a 180 chilometri da Varsavia. Lì passa il confine della democrazia o, forse, anche qualcosa di più: è l'abisso tra la democrazia e la sua mancanza.
In Bielorussia non si discute del sistema elettorale, della polarizzazione, delle minoranze e delle ideologie. Questo è un lusso di noi, occidentali. Lì, la preoccupazione è come far uscire di prigione 900 persone, la cui unica colpa era il desiderio di libere elezioni. E come rimuovere dal potere un dittatore che governa da 27 anni e che, infrangendo tutte le regole civili, ha falsificato il voto e ha pacificato le proteste.
Perché parlo della Bielorussia? Perché la Polonia, grata alla Provvidenza per la nostra libertà conquistata negli anni '80, ha assunto anni fa un impegno: sostenere la democrazia nell'Europa dell'Est! È un compito bellissimo, ma comporta delle ripercussioni. Di conseguenza, siamo presi di mira dalla propaganda del Cremlino e recentemente ne abbiamo pagato il prezzo sotto forma di un'operazione ibrida al nostro confine, avviata dal dittatore Alexander Lukashenka.
Mi è stato chiesto di assumere degli impegni, quindi faccio una dichiarazione solenne ai nostri fratelli bielorussi e voglio che si senta ovunque ad est della Polonia: LA POLONIA RIMARRÀ promotrice della democrazia, perché ritengo che mia figlia, nata nel 1995, che non ha vissuto nemmeno un secondo nella dittatura, e la sua coetanea bielorussa che non ha mai visto libere elezioni, sono due persone uguali con gli stessi diritti.
DICHIARO, in qualità di Presidente della Repubblica di Polonia, che le cittadine bielorusse e i cittadini bielorussi, 180.000 dei quali hanno trovato lavoro o rifugio in Polonia, saranno da noi trattati come fratelli e come ospiti benvenuti.
DICHIARO che la Polonia è consapevole che sostenere la democrazia ha un prezzo. Anche quel prezzo che viene pagato oggi, quando le nostre guardie di frontiera, la polizia e l'esercito proteggono il confine orientale dell'Unione europea dalla vendetta del dittatore, dalla tirannia e dal disprezzo per l'essere umano. Lo dico non solo in qualità di Presidente della Repubblica di Polonia.
Lo dico come Andrzej Duda, che concluderà la sua presidenza nel 2025 e consegnerà il potere a un successore eletto democraticamente. E poi tornerà orgogliosamente a essere un cittadino comune, semplicemente un elettore. E credo che le donne bielorusse e gli uomini bielorussi un giorno vedranno la stessa normalità democratica.
Quella in cui i presidenti cambiano e rimangono loro - i cittadini liberi, gli elettori liberi. Faccio appello a tutti voi per la solidarietà in questa materia, faccio appello alla solidarietà con la Bielorussia. Oggi è una delle sfide più importanti del mondo democratico.