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19 febbraio 2019

Lisa Ferlazzo Natoli con WHEN THE RAIN STOPS FALLING di Andrew Bovell_ dal 26 febbraio al 3 marzo Teatro Argentina



Dal 26 febbraio al 3 marzo al Teatro Argentina
in scena il racconto intimo e distopico di When the rain stops falling, da un progetto di lacasadargilla 
per la regia di Lisa Ferlazzo Natoli. Una saga familiare, un viaggio nel tempo dalla struttura complessa e affascinante per raccontare la storia di quattro generazioni di padri e figli, delle loro madri e mogli, i cui destini si sovrappongono in un intreccio di fili narrativi. È così che il testo epico di Andrew Bovell, tradotto da Margherita Mauro, ci porta vertiginosamente – dal 2039 al 1959, slittando nel e con il tempo –
alle soglie di un diluvio torrenziale che ha il sapore favoloso della pioggia di rane in
Magnolia di Paul Thomas Anderson
WHEN THE RAIN STOPS FALLING
Quando la pioggia finirà
di Andrew Bovell
da un progetto di lacasadargilla
regia Lisa Ferlazzo Natoli
traduzione Margherita Mauro
con Caterina Carpio (Gabrielle York-vecchia), Marco Cavalcoli (Gabriel York), 
Lorenzo Frediani (Andrew Price), Tania Garribba (Elizabeth Perry in Law-vecchia),
Fortunato Leccese (Gabriel Law), Anna Mallamaci (Gabrielle York-giovane), Emiliano Masala (Henry Law),
Camilla Semino Favro (Elizabeth Perry in Law-giovane), Francesco Villano (Joe Ryan)
scene Carlo Sala - costumi Gianluca Falaschi
disegno luci Luigi Biondi - disegno del suono Alessandro Ferroni - disegno video Maddalena Parise

Produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fondazione Teatro Due
con il sostegno dell'Ambasciata d'Australia e Qantas
  
Mercoledì 27 febbraio (ore 17) in Sala Squarzina
presentazione del volume  When the rain Stops Falling di Andrew Bovell
Saranno presenti
l'autore Andrew Bovell
la traduttrice Margherita Mauro
lacasadargilla
             Coordina Graziano Graziani


Dal 26 febbraio al 3 marzo in scena al Teatro Argentina la saga familiare di WHEN THE RAIN STOPS FALLING, da un progetto lacasadargilla, il nuovo spettacolo di Lisa Ferlazzo Natoli che porta sul palco il testo intimo e distopico del drammaturgo australiano Andrew Bovell. Una produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fondazione Teatro Due di Parma e con il sostegno dell'Ambasciata d'Australia e della compagnia aerea Qantas.

Sta piovendo. Gabriel York aspetta l'arrivo del figlio ormai adulto, che non vede da quando questo aveva sette anni: «So cosa vuole. Vuole quello che tutti i giovani uomini vogliono dai loro padri. Vuole sapere chi è. Da dove viene. Dove sia il suo posto. E per quanto ci provi non so cosa dirgli». È questo l'inizio apparente, o forse l'epilogo, di una saga familiare che ci porta, vertiginosamente – dal 2039 al 1959, slittando nel e con il tempo – alle soglie di un diluvio torrenziale che ha il sapore eccentrico e favoloso della pioggia di rane in Magnolia di Paul Thomas Anderson. Storia delle famiglie Law e York: quattro generazioni di padri e figli, delle loro madri e mogli, il testo epico di Andrew Bovell, tradotto da Margherita Mauro, è un racconto costruito su un'affascinante struttura drammaturgica, dove i diversi fili narrativi, il graduale sovrapporsi delle temporalità e l'incrocio dei destini delle quattro generazioni, raccontano una corrispondenza così profonda tra le esperienze di ognuno da suggerire che negli alberi genealogici non vi siano 'scritti' solo i nomi dei protagonisti, ma anche i comportamenti, le inclinazioni, i desideri e gli errori. When the Rain Stops Falling fa del viaggio nel tempo una vera e propria forma stilistica, senza usare l'espediente del flashback, ma piuttosto grazie a un'architettura narrativa nitida e complessa che si muove nello spazio e nel tempo della storia stessa. I personaggi da vecchi e da giovani entrano ed escono da un quadro all'altro, da un paesaggio all'altro, con un ritmo incalzante che l'autore introduce fin dalle prime pagine. È sul tempo stesso che ci si interroga, 'piegandolo' in avanti, per lasciare entrare il futuro e i suoi fantasmi; o, con improvvise 'interferenze', aprire il presente a squarci di passato.


NOTE DI REGIA Lisa Ferlazzo Natoli «La drammaturgia ha qualcosa della scrittura classica, proprio perché gioca con codici diversi e diverse fonti, come se fosse emersa da un singolare archivio della memoria. Che ripensa la tragedia greca e i suoi miti, la forma racconto, certe figure e modi del romanzo moderno, alcuni topoi della Bibbia, fino a sfiorare la sceneggiatura. E proprio in questa stratificazione di omaggi, rimandi e affezioni, trattiene con sapienza l'agilità tutta contemporanea del teatro post-drammatico e del linguaggio cinematografico con cui i protagonisti entrano nelle vite altrui e nella propria come in un singolare sogno a occhi aperti. E così, mentre una scena succede all'altra con l'immediatezza del montaggio parallelo e i dettagli della storia si ripetono solo apparentemente sempre uguali, a poco a poco - per stratificazione, variazione e accumulo - si svela, come in un thriller, una fabula oscura in cui i figli pagano per le colpe dei padri e le madri lasciano andare i figli perché hanno "così tanto da dire" da non avere "nemmeno il coraggio di cominciare". Matrimoni spezzati e morti accidentali. Verità taciute o sottintese. L'eco spietato delle scelte. When the Rain Stops Falling è un grande viaggio genealogico sul linguaggio come lascito e sulla conoscenza, sull'abbandono e sul 'lasciare andare' di cui Bovell gestisce i diversi piani narrativi e le sequenze temporali anche grazie a motivi ricorrenti - pattern riconoscibili e incantevoli: la pioggia incessante, un cappello perduto che passa di mano in mano, la zuppa di pesce, il passato che si materializza in forma di valigia, una vestaglia rossa, un pesce che cade dal cielo. Grazie alla sua formidabile architettura drammaturgica When the Rain Stops Falling investiga la mortalità e la famiglia, la memoria e le eredità che riceviamo, mostrando come i segreti, le verità taciute, le omissioni, non cancellano ciò di cui non si parla, che invece resta e resiste come un lascito tramandato di generazione in generazione, una forma di segreta e inevitabile predestinazione, un 'guasto' di famiglia o un 'dono' inaspettato. Come il cielo australe e il rosso fuoco del deserto. E racconta, magicamente, che il tempo inteso come meteorologia influenza le nostre vite e di fatto cambia la Storia, e suggerisce come la Storia stia già cambiando il presente con un'ombra lunga sull'avvenire. Per spingere lo sguardo fino a un futuro vicino, alla vigilia di una piccola apocalisse, di cui la pioggia perpetua è la prima conseguenza. Un'apocalisse climatica e quindi storica - vero e proprio tema sotterraneo del racconto: piove nelle stanze e nei parchi, nelle parole stesse dei personaggi, nevica in anni senza estate, quasi a ricordarci che "il tempo andrà avanti senza di noi e sarà come se non fossimo mai esistiti". E non sono affatto casuali le 'splendide' annate che Bovell sceglie per incastrare il proprio racconto nella Storia, punteggiandole con indizi e notazioni solo apparentemente fatte en passant. 1959/1969 – 1988 – 2013 – 2039: dal 'boom' degli anni '50, oltre il sessantotto, i carrarmati su Praga e lo sbarco sulla Luna, fino al cuore dell'Inghilterra thatcheriana. In un oggi appena passato e sull'orlo di un futuro prossimo e pure anteriore - in cui i libri già raccontano del "Il declino e la caduta dell'impero americano 1975 – 2015". Ricordandoci che, fuori campo, la Storia agisce, opera, ci chiama e risuona nello spazio privato delle nostre vite. Disegnato con il meccanismo quasi perfetto di un bomba a orologeria, When the Rain Stops Falling ha una natura ibrida, stratificata e mobile, che passa da falsi duetti a monologhi che rivelano la propria natura di un dialogo serrato con il passato, fino a sfiorare l'analisi transazionale e, sempre come una pre-cognizione, un movimento di natura tellurica nell'agire dei personaggi. Alla regia e agli interpreti, chiede immediatamente di farsi fuori, o meglio lasciarsi 'fare' dalle scene, dalla partitura, dalla curva delle relazioni e dalle singole parole. Assecondarle e averne millimetrica cura. E grazie a questo lasciar emergere incidenti, associazioni e distrazioni; quelle che potremmo chiamare 'interferenze': echi di frasi già dette da chi ci ha preceduto, la presenza del proprio passato o del futuro mentre stiamo letteralmente vivendo. Tutto sembra accadere in uno stesso ambiente, l'interno di un appartamento, il lungo tavolo da pranzo, dove si raccolgono e si ritrovano le generazioni e gli stessi personaggi in momenti diversi della loro vita, letteralmente uno accanto all'altro durante un pasto silenzioso che ha qualcosa di biblico. Un tavolo lungo e cavo, vuoto al centro, come se si fosse eroso nel corso degli anni e tutte le eredità taciute fossero lì in quello squarcio fra le estremità delle vite dei personaggi. Un tavolo-mondo e nove sedie, una cucina economica, pochi oggetti, piatti, qualche ombrello, una valigia, e il grande pesce caduto dal cielo. E dietro, la superficie d'intonaco della parete, un intonaco antico ma ancora fresco, come se l'ultima mano fosse stata stesa da poco. Come se gli slittamenti temporali si fossero letteralmente trasferiti alle pareti stesse. Superficie compatta o traslucida a seconda dell'illuminazione, capace di dissolversi in una materia liquida e trasparente che sembra essersi impregnata della pioggia incessante che scandisce lo spettacolo. E su questo fondale-muro, che chiude la scena e la getta in avanti come in una visione ravvicinata, la proiezione dell'albero genealogico che – come uno scheletro luminescente – ci ricorda che il punto centrale del discorso non è tanto scoprire la 'vera storia' di una famiglia, ma è la famiglia stessa. E in questa compressione, all'orlo del proscenio, gli altri luoghi del testo - un parco, un cimitero, una spiaggia dal manto stellato, il Coorong, regione "stretta tra terra e mare" –, luoghi disegnati quasi solamente dai toni caldi e freddi delle luci e dai paesaggi sonori, elementi che allargano la visione, aprendo lo spazio all'irruzione di quel fuori campo che il cinema ha saputo così sapientemente portare in scena. Una partitura complessa, sonora e visiva, che accompagna i personaggi – e lo spettatore – dentro e fuori dal tempo, all'interno di ogni sua piega».

Andrew Bovell nasce a Perth in Australia nel 1962. Si laurea in lettere all'University of Western Australia e poi si diploma in Dramatic Arts al Victorian College of the Arts. È autore di numerosi testi teatrali, tra i quali Distant Lights from Dark Places (1994), Scenes from a Separation (1995), Who's Afraid of the Working Class (1998), Confidentially Yours (1998) e Fever (2002).
Bovell alterna con successo l'attività di sceneggiatore cinematografico a quella di drammaturgo: dalla sua commedia Speaking in Tongues è stato tratto nel 2001 il film Lantana, diretto da Ray Lawrence e sceneggiato da Bovell stesso, da Who's Afraid of the Working Class è stato tratto il film Blessed (2009), Bovell è inoltre co-autore della sceneggiatura del film Striclty Ballroom (1992) diretto da Baz Luhrmann e di Head On (1998). Ha curato l'adattamento del romanzo A Most Wanted Man di John Le Carré per il film diretto da Anton Corbijn con Philip Seymour Hoffman, Robin Wright, Rachel McAdams, Willem Dafoe, Daniel Brühl (2014). Le sue opere per il teatro sono state premiate più volte con il prestigioso Awgie Award. Rappresentate in tutti i paesi di lingua inglese, le sue opere teatrali si stanno affermando anche nel resto del mondo. When the Rain Stops Falling, uscito nel 2008, vince il Queensland Premier's Literary Award e il Victorian Premier's Literary Award e, nel 2009, il Victorian Green Room Award per Who's Afraid of the Working Class vince lo Stage Award, e l'Awgie Awards per The Secret River come Best New Australian Work. When the Rain Stops Falling ha debuttato al Lincoln Center Theatre di New York nel 2010.

lacasadargilla è formata da Lisa Ferlazzo Natoli – autrice e regista –, Alice Palazzi – attrice e coordinatrice di progetti –, Maddalena Parise – ideatrice di progetti e artista visiva. Collabora stabilmente con lacasadargilla Alessandro Ferroni, disegnatore del suono e documentarista. lacasadargilla realizza spettacoli, istallazioni, radiodrammi, progetti speciali, attività di formazione. Dal 2009 porta avanti il progetto giovani Granai. È prodotta da istituzioni nazionali e internazionali. Fra le scritture originali: La casa d'argilla (2006-08); Il Libro delle Domande (2007); Foto di gruppo in un interno (2009); fra i lavori da testi teatrali e romanzi: Jakob von Gunten (2011-12); Katzelmacher (2009) Lear di Edward Bond (2015-17); fra i progetti speciali: Ascesa e rovina della città di Mahagonny (2008-09); Art you lost? 1000 persone per un'opera d'arte (2012-14); Linee di Confine (2015-17); IF /Invasioni (dal) Futuro (Estate Romana 2014-16; 2017-19). Il progetto teatrale-multimediale Les Adieux! Parole salvate dalle fiamme (Romaeuropa Festival 2017) e nel giugno 2018 Game di Brad Birch (Harold Pinter Price) ha debuttato in prima mondiale presso il Ta' Qali Stadium di Malta (produzione Teatru Malta-Unifaun Theatre).



OLTRE LO SPETTACOLO #DIREZIONE AUSTRALIA
Calendario di attività culturali che si svolgeranno intorno allo spettacolo When the rain stops falling:

Foyer Valle, 20 ● 23 febbraioProiezioni australi
Rassegna di film dagli anni '70 ad oggi:       
20 febbraio ore 18 _ Picknic ad Hanging Rock di Peter Weir (1975) 115
22 febbraio ore 18 _ Amabili resti di Peter Jackson (2010) 135'
23 febbraio ore 18 _ Dove sognano le formiche verdi di Werner Herzog (1984) 100'
23 febbraio ore 20_ Rover di David Michod (2014) 102'

Teatro Argentina, Sala Squarzina, 27 febbraio ore 17.00
When the rain Stops Falling
Presentazione del volume di Andrew Bovell
Collana Linea di ERT Fondazione e Luca Sossella Editore
Saranno presenti l'autore Andrew Bovell, la traduttrice Margherita Mauro, lacasadargilla
Coordina Graziano Graziani  

Teatro Argentina, Refettorio, 26 febbraio ● 3 marzo
Caelum 
Istallazione dell'opera di Daniele Spanò, una finestra aperta su When the Rain Stops Falling, come ne fosse il fuori campolo sviluppo imprevisto intorno al clima, tema sotterraneo dello spettacolo. Un dispositivo visivo e sonoro che accosta immagini di cieli rassicuranti a frammenti di apocalissi climatiche a ricordarci che "il tempo andrà avanti senza di noi e sarà come se non fossimo mai esistiti".
26 febbraio e 1° marzo, dalle ore 18 alle ore 20      
27 febbraio e 2 marzo, dalle ore 16 alle ore 18    
28 febbraio e 3 marzo, dalle ore 14 alle ore 16   
Ingresso gratuito (Via dei Barbieri, 21) per massimo 15 persone a ciclo continuo con apertura tre ore prima dello spettacolo

L'intera manifestazione è a ingresso libero



TEATRO DI ROMA _ Teatro Argentina_ Largo di Torre Argentina, Roma
Biglietteria: 06.684.000.311/314 www.teatrodiroma.net _ Biglietti: da 40€ a 13€
Orari spettacoli: martedì e venerdì ore 21 _ mercoledì e sabato ore 19 _ giovedì e domenica ore 17_ Durata: 2 ore

Che dite di partecipare con una donazione per contribuire all’ acquisto di un pulmino con pedana per trasporto disabili e anziani con difficoltà; e/o anche ausili per mobilità motoria e assistenza.

Puoi versare quanto puoi o vuoi SIA ON-LINE O DAL TABACCAIO E RICEVITORIA LOTTOMATICA-SISAL

PayPal 5338 7509 8988 3402 = IBAN IT 75 O 38000 03200 0CA13596456

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