Investire nel valore informativo: la sfida strategica delle imprese del futuro
Corporate responsibility reporting e direttiva europea sulle non financial information
Oggi ne parlano Autogrill, Generali, Sabaf a fianco di Authorities e Associazioni
L’evoluzione
del corporate responsibility reporting
è un trend importante a livello globale che registra un aumento costante nella convergenza di modelli di reporting
e nella diffusione di normative in numerosi Paesi del mondo che richiedono alle
società di pubblicare non financial
information.
L’integrazione di informazioni socio ambientali nel
reporting è considerata oggi un fattore rilevante non solo per le imprese per i
benefici collegati in relazione a gestione dei rischi, accesso al capitale,
relazione con il mercato, ma piuttosto un elemento utile al progresso
dell’intera società e delle relazioni tra Paesi.
La Direttiva
Europea 2014/95/EU sulla disclosure di
non financial and diversity information riconosce l’importanza della comunicazione
di informazioni di carattere non finanziario
“per gestire la transizione verso un’economia globale sostenibile, coniugando
la redditività a lungo termine, giustizia sociale e protezione dell’ambiente”. La
direttiva impatterà dal 2017 circa 6.000 società in Europa e prevede l’obbligo
per gli enti di interesse pubblico, con più di 500 dipendenti – di integrare
nel bilancio anche informazioni di carattere non finanziario sulle politiche,
sui rischi e sui risultati riguardanti temi ambientali e sociali, legati al
lavoro, al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione e alla
diversità nei consigli di amministrazione.
Nella convinzione – afferma il Parlamento Europeo – della centralità della comunicazione “di informazioni riguardanti fattori sociali ed ambientali da parte
delle imprese al fine di individuare i rischi per la sostenibilità e accrescere
la fiducia degli investitori e consumatori”.
Studi recenti mettono in luce come il corporate responsibility reporting si
stia costantemente diffondendo nel mondo e che la maggiore spinta in questo senso
deriva dalla crescente diffusione delle normative internazionali che
richiedono di inserire non financial information nel reporting. Il trend si
stima debba aumentare nei prossimi 5 anni, cambiando sempre di più lo standard
informativo delle business practice internazionali. Alcune aree del mondo (Sud
Est Asiatico) stanno accelerando in questa direzione, con un particolare focus
su supply chain e diritti umani e relazione con la comunità. Da notare che 4
economie emergenti – India, Indonesia, Malesia, Sud Africa – hanno la maggiore
incidenza al mondo relativamente al corporate responsibility reporting.
Per quanto riguarda l’Italia vale la pena di
sottolineare che GBS - gruppo bilancio sociale - ha approvato di recente un
programma di ricerca di livello nazionale, per censire tutte le organizzazioni
che abbiano realizzato in Italia forme innovative di accountability e processi di rendicontazione sociale; sarà quindi
possibile andare verso l’identificazione delle organizzazioni impegnate nella
rendicontazione sociale in Italia e degli standard prevalenti adottati.
Andrea Sironi, Presidente della Giuria Oscar di Bilancio ha dichiarato: "La comunicazione non finanziaria, in particolare
quella connessa a temi di responsabilità sociale e di sostenibilità, sta
assumendo una rilevanza crescente non solo per effetto delle evoluzioni
regolamentari, ma anche dietro la spinta di evidenze empiriche che mostrano
come essa rappresenti un beneficio per le stesse imprese. Studi recenti
mostrano come politiche gestionali attente a questi temi, se ben rappresentate
attraverso una comunicazione integrata che evidenzi il legame fra
strategia e performance economico-finanziarie, sociali e ambientali,
rappresentino importanti leve competitive per le imprese così come per altre
organizzazioni complesse."
Patrizia Rutigliano, Presidente Ferpi ha dichiarato: “Negli ultimi anni il bilancio
si è evoluto come strumento di comunicazione del complesso di tutti i valori di
cui un’azienda è portatrice – non solo quelli strettamente contabili – ed è
diventato una “casa di vetro” attraverso la quale si può osservare il
funzionamento dell’impresa, la sua solidità e la sua capacità di creare valore.
Il nostro ruolo non si esaurisce nella valutazione dei singoli rendiconti ma
intende fungere da ulteriore stimolo alle imprese per aprirsi ancora di più e
soddisfare le richieste sempre più sfidanti del mercato, delle autorità e
dell’opinione pubblica”.
Annamaria Ferrari, Segretario Generale Oscar di
Bilancio ha dichiarato: ”Ci è sembrato importante nel percorso di valorizzazione
degli aspetti di divulgazione culturale dell’Oscar di Bilancio dedicare
attenzione al tema della corporate responsibility nel reporting, tema che sta
evolvendo rapidamente sul piano regolamentare in Europa e nel mondo, come
elemento di progresso per la diffusione della cultura della sostenibilità.”
Chiara Mio, Docente presso l’Università Ca’
Foscari di Venezia e Presidente di Banca Popolare FriulAdria Crédit Agricole ha dichiarato: “Ci sono segnali importanti per migliorare le informazioni utili ai
mercati: sia il report integrato che la direttiva sulle informazioni non
financial vanno nella direzione di mettere a disposizione di tutti gli
stakeholder sintetiche ma/e complete informazioni; i report devono parlare di strategia, di obiettivi futuri, di rischio
d’impresa e far capire come l’impresa intende responsabilmente affrontare le
sfide”.
Silvio De Girolamo, Group Chief Internal Audit
& CSR Officer Autogrill, ha
dichiarato: “Nelle organizzazioni
complesse l’attività di reporting si sta affermando sempre di più come uno
strumento di innovazione e non solo di rendicontazione. Infatti, tale attività
può e deve diventare uno stimolo per la realizzazione di politiche e progetti
innovativi in tutti gli ambiti del business, anche in quello della
Sostenibilità. E' per questo motivo che aziende come Autogrill, che fanno della
Sostenibilità una delle principali leve competitive, stanno valutando modelli
di rendicontazione integrati, che evidenzino il legame tra la strategia e le
performance economico-finanziare, sociali e ambientali. Una prospettiva
efficace per la Società, gli investitori, e per tutti gli stakeholder ai quali
viene offerta una rappresentazione integrata ed efficace delle sue attività".
Massimo Romano, Head of Group Integrated Reporting
& CFO Hub del Gruppo
Generali, ha dichiarato: “Il report integrato è per noi l'evoluzione
della tradizionale reportistica di bilancio, ovvero la Relazione sulla gestione
2.0. Racconta la nostra storia, il nostro processo di creazione di valore, ci
aiuta a comunicare la nostra strategia permettendoci di raggiungere un pubblico
di stakeholders molto vasto, che va dagli azionisti agli analisti o
semplicemente a persone interessate alla nostra società.
Il nostro report rappresenta in modo sintetico ma
efficace i principali elementi pre-finanziari e finanziari, mettendo in luce le
loro interconnessioni. E’ il risultato
finale di un processo articolato al quale contribuiscono diversi dipartimenti
del Gruppo, grazie ad un approccio integrato che rompe i tradizionali schemi
informativi.
L’Integrated Thinking è alla base del report e
consente alle nostre persone di avere una visione più olistica di come il
nostro Gruppo crea valore, con positivi riflessi anche sull'engagment
complessivo delle nostre persone.”
Alberto Bartoli, Amministratore Delegato SABAF, ha dichiarato: “Il trend della rendicontazione integrata è oggi in continua crescita,
ma 15 anni fa erano ben poche le aziende
a livello internazionale disponibili a presentare, in totale
trasparenza, le performance economiche, sociali e ambientali conseguite nel
corso dell’anno. Ed è proprio in questo contesto generale che Sabaf, Società
leader nella progettazione e nella produzione di componenti per cucine e per
apparecchi elettrodomestici per la cottura a gas, si inserisce tra le Società
pioniere nella pubblicazione di uno strumento di comunicazione privilegiato
volto a evidenziare gli elementi chiave alla base dell’orientamento strategico
del Gruppo, focalizzando l’attenzione sugli elementi costitutivi del modello di
business e sottolineando la coerenza tra le scelte gestionali e le ricadute economiche,
sociali e ambientali. L’impegno costante del Gruppo di presentare un documento
chiaro e in continua evoluzione per andare incontro alle mutevoli aspettative
di tutte le tipologie di interlocutori della Società nasce dall’individuare, da
sempre, come fine ultimo dell’impresa non quello di massimizzare il ritorno
sugli investimenti o il ritorno per gli azionisti nel breve periodo, bensì
quello di raggiungere una Sostenibilità nel lungo periodo, filosofia questa
promossa in primis dal socio fondatore - la Famiglia Saleri - e ampiamente condivisa dal top management negli
anni. Questo modello si sposa perfettamente con la teoria degli stakeholder e,
in particolare, con i valori della CSR che oggi in Sabaf sono diventati un
punto cardine della governance del Gruppo. Quando si parla di gestione di
impresa e di strategia aziendale vengono sempre prese in considerazione le
aspettative di tutti gli interlocutori portatori di interesse, perché è questo
il modo migliore per garantire alla realtà imprenditoriale prosperità e
crescita nel lungo periodo. Trascurare, infatti, le legittime aspettative dei
clienti, dei dipendenti e della comunità in cui si opera significherebbe
assumersi dei rischi andando a compromettere quello che è il futuro sostenibile
dell’impresa. Grazie a questa vision innata, Sabaf si è subito identificata nei
valori promossi delle prime teorie di Responsabilità Sociale di Impresa e ha
ritenuto utile comunicare e rendere pubblico il proprio modo di intendere il
business e, quindi, l’impresa stessa”.
Valérie Ledure, Vice Capo Unità Accounting e
Financial Reporting, direzione Capital and Companies, Commissione Europea, ha dichiarato: “La
nuova Direttiva contribuirà ad
incrementare la coerenza e la comparabilità delle informazione non finanziarie
diffuse in Europa, fornendo informazione utili e concise per le imprese, gli
investitori e gli stakeholders in generale”.
Marina Forquet Famiglietti, Board Member Borsa
Italiana e Segretario Generale London Stock Exchange Foundation, ha dichiarato: “Il valore delle informazioni non-finanziarie come sfida
strategica per le imprese è un tema di grande attualità. Come Borsa Italiana
abbiamo sempre creduto che tali informazioni fossero essenziali per effettuare
scelte di investimento consapevoli in attività d’impresa capaci di generare
valore nel lungo termine. Pertanto, al di là dell’adeguamento agli standard
regolamentari, crediamo che l’abilita’ di una impresa di saper trasferire aspetti
finanziari e non-finanziari di un business in modo integrato e innovativo
sia sempre più premiante nel costruire una relazione con gli investitori”.
Carmine Di Noia, Vice Direttore Generale Assonime, ha dichiarato: “Fornire informazioni al mercato non
è un costo ma un investimento necessario per la crescita sostenibile
delle imprese. Le informazioni, finanziarie e non, devono essere accurate, di
agevole comprensione, ed esaustive seppur concise. Poca o troppa informazione
può significare meno trasparenza. Le iniziative internazionali sono utili
riflessioni ma devono essere ricondotte, con l’aiuto delle imprese, ad una
standardizzazione. In Italia, sta al legislatore, alla Consob e al mercato
trovare il più corretto punto di equilibrio nel recepimento delle direttive
europee sulla trasparenza e sulle informazioni non finanziarie”.