LO SAPEVAMO ANCHE NOI
Regia di Teresa Delogu
Si è svolto al Teatro del Popolo di Castelfiorentino la commedia teatrale Lo sapevamo anche noi per la regia e la direzione artistica di Teresa Delogu.
Lo spettacolo ha visto in scena ben 23 anime di
ogni età e genere sull’ottocentesco e prezioso palco il più antico della
Valdelsa e tra i più importanti della Toscana: sono gli allievi e allieve del
corso di teatro promosso dallo stesso Teatro del Popolo a cura di Giallo Mare Minimal
Teatro.
Alessandra
Campatelli, Alfredo Agili, Aurora Puggelli, Bianca Frangioni, Cinzia Campisano,
Claudio Tinelli, Emiliano Terzuoli, Franca Gaggelli, Francesca Conforti, Giulia
Conforti, Giulietta Brogi, Lapo Biagini, Lavinia Meo, Margherita Cacciapuoti,
Martina Ciampolini, Martina Fabozzi, Orazio Aiello, Patrizia Salerno, Pippo
Meo, Rita Biocca, Sibilla Campaioli, Susanna Tamburini, Virginia Tumminia
Gli allievi e
allieve, guidati dalla sapiente mano della regista e formatrice teatrale M.
Teresa Delogu, si son confrontati immergendosi con vera passione foga nella
vicenda lunga, complessa, articolata, dell'emigrazione italiana.
“LO
SAPEVAMO ANCHE NOI …il colore dell’offesa e un abitare magro e magro che non
diventa casa. Lo sapevamo anche noi
questo guardare muto e sapevamo la pazienza di chi non si può fermare e la
santa carità del santo regalare..”
a Noi pubblico Si apre e si chiuderà il sipario sulle note di Gianmaria Testa,
note poetiche che suonano e ci cantano mentre nella trasparenza del pannello
antistante il palco si dipanano le immagini di repertorio storico/documentale, sapientemente
ricercate, che accompagnano le scene ed i performers in un susseguirsi di
coreografie dai molteplici colori, musiche e copione a tratti anche ironico
nelle pieghe interpretative degli attori, dal/la più giovane al/la più grande,
i quali non ci privano degli aspetti di sdrammatizzazione legate agli accenti dialettali
delle regioni che rappresentano il campione umano e la sua storia ultrasecolare
che attraversò oceani e mari in cerca di fortuna. Sono i nostri avi, nonni e
bisnonni, i racconti che forse anche noi abbiamo ascoltato al caldo di un
focolare, probabilmente meno amaro e crudele dei nostri progenitori che da
qualche parte in Europa e nelle Americhe ancora oggi ci imparenta più o meno
ignari che ne siamo
Un fenomeno che ha avuto
differenti fasi, ma che non è cessato mai lungo il corso della storia della
nostra giovane nazione: dalla grande ondata di partenti subito dopo l'Unità
d'Italia, all' odierno emigrare degli "Expat" odierni, giovani spesso
qualificati e istruiti, ma che ugualmente trovano patria - in condizioni diverse-
come i loro avi di fine ‘800. Un filo narrativo, che tocca i temi mai mutati
del partire: la necessità economica, il razzismo subito, i nomignoli
affibbiati. "Bel Paese, brutta
gente", questo dicevano degli Italiani- nomèa che ci ha accompagnato a
lungo. Siamo stati trafficanti di esseri
umani, abbiamo fatto naufragio, non potevamo iscrivere i figli alle scuole dei
bianchi. Lo sapevamo, appunto, cosa c'era dentro quella enorme massa -
calcolata in circa 30 milioni di persone - che ha lasciato il Paese in poco più
di 150 anni. Riflettere sulla nostra emigrazione, ora che il tema migranti è
sotto la lente quotidiana, può essere uno spunto per inquadrare in un'ottica
più consapevole un fenomeno complesso e che non si presta a facili e
superficiali soluzioni.
Notevole e toccante la scena
delle Balie: ‘le più fortunate a cui andava meglio’ - “andavamo a fare le balie, le serve dei ricchi borghesi americani; a le
altre non restava che il bordello.. Non c’era mercato che noi italiani non
rifornissimo. Nei porti di Genova, Napoli, Trieste, Messina, Brindisi partivano
navi cariche di donne destinate ai bordelli del mondo”.
Ed infine ancora un momento suggestivo: ci regala la memoria dedicata ai nostri compatrioti Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti condannati a morte nonostante le prove che
li scagionavano, uccisi sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927 nel
penitenziario del Massachussetts, simbolo sacrificale per antonomasia del
pregiudizio raziale verso gli immigrati, nonché italiani, di quel versante
storico, la cui assoluzione deve attendere 50 anni esatti ad esserne riabilitata e rivendicata inconfutabilmente.
Il pubblico numeroso ha potuto fruire gratuitamente di questa magnifica pièce grazie alla Fondazione Teatro del Popolo, Fondazione Toscana Spettacolo, Comune di Castelfiorentino & Partners.