Ecco un ricordo che Daniele Gaudenzi ha voluto dedicarmi per la mia attività a Forlì. Ha raccolto appunti della mie visite alla Camera di Commercio di Forlì quando andavo a prendere i suoi profili di personaggi di Forlì da pubblicare nelle pagine di Romagnasera. Ignaro che ad ogni incontro parlavo con Daniele che i nostri incontri diventavano momenti di una raccolta di eventi della mia vita
Lo propongo perché il tempo è passato e forse a qualcuno può piacere scoprire aneddoti di tanti anni fa, ancor prime del mio trasferimento a Roma. Aver abbandonato la Romagna non è stata una volontà ma una concausa per alcuni eventi che la vita ti fa scoprire e riscoprire. Poi il tempo ti porta ad altre scelte e complice il fascino della capitale spesso ti induce a seguire.
Da Album di famiglia – Profili Forlivesi di Daniele Gaudenzi . pubblicato nel 1995
Enzo Fasoli
Non è tacile parlate di un personaggio che fa poca vita mondana e che non vedi nei salotti «bene».
Enzo Fasoli è un professionista della penna ancora di vecchio stampo, di quelli che oserei dire mai mescolati nelle file di un partito; scrive con passione, maggiormente per soddisfazione personale che per quattrini. Ricordo di aver letto più di una volta quel disperato appello alla sopravvivenza, modesta richiesta di un abbonamento o alla pubblicità, una vera battaglia per continuare le pubblicazioni del suo settimanale «Romagna Sera».
Ma andiamo per ordine: Enzo Fasoli, nativo di Bolzano da una modesta famiglia, il padre Angelo faceva il portabagagli in stazione, la madre Angela la casalinga era la «padrona» incontrastata della casa che in mille sacrifici e in tempi ancor più difficili non aveva mai fatto mancare nulla ai suoi figli.
Enzo Fasoli è l'ultimo della nidiata, nato in tempi ormai inaspettati a distanza di quindici anni da sua sorella e dal fratello; egli stesso ricorda che durante tutta la sua infanzia fu particolarmente viziato e coccolato, come accade sempre in questi casi, una infanzia vissuta in una soffitta, oggi si chiamerebbe attico anche se con i tetti spioventi; già da piccolo era birichino ed estroso, viveva spesso nel mondo della fantasia e spesso organizzava con i compagni di giochi alcune scenette teatrali. L'amore per il teatro gli circolava nel sangue, a diciassette anni, nel periodo della contestazione studentesca, lavorava di giorno come ragazzino di bottega al Teatro Stabile di Bolzano e la sera frequentava le scuole serali, poi, un bel giorno Maurizio Scaparro; noto regista, lo chiamò quale aiuto-regista in alcuni lavori. Il suo impegno con il teatro non gli impediva di coltivare altre passioni, nel '68 segui un corso al C.O.N.I. per istruttore, per alcuni anni insegnò anche ai Centri Olimpia e fino al '70 fu il responsabile provinciale dei Gruppi Sportivi Libertas. Già nel '67 cominciò ascrivere per il quotidiano «Alto Adige»", seguiva gli sport minori, in seguito passò agli spettacoli.
Nel ’70 fu chiamato a compiere il dovere militare che svolse a Roma presso il Ministero della Difesa, e proprio a Roma incontrò un gruppo di attori: Arnaldo Ninchi, Bianca Galvan, Lina Bernardi e Roberto Antonelli; con loro mise in scena al Teatro Valle «In Principio» tratto da «Torniamo a Matusalemme» di Georg Bernard Shaw, fu un successo di critica e di pubblico, nelle recensioni di allora si legge: «ln questo teatro Italiano che sembra condannato alla mediocrità… ogni tanto si verifica un piccolo miracolo: si trovano degli avventurosi che fanno del teatro sul serio,... Gli attori e il regista bene hanno fatto a rappresentare al Valle… A parte le recite che si danno in un paio di scantinati, questo è il migliore spettacolo che la poderosa organizzazione ministeriale sia riuscita a offrite, in questi giorni a Roma... (Nicola Chiaromonte – L’Espresso). E ancora: «...una gigantesca girandola di frecciate polemiche contro la cosiddetta civiltà e l’illusione dell'uomo. Va aggiunto che gli attori sapientemente diretti da Enzo Fasoli hanno saputo offrire una ottima dimostrazione e fusione di bravura.. (G.A. Cibotto - iI Giornale d'Italia»> ed infine il Messaggero: «Lo spettacolo presentato al Teatro Valle dal regista Enzo Fasoli nel senso spicciolo della parola, fatti i dovuti rapporti, l'opera fa pensare al Faust di Goethe, carica com'è di meditazioni e intuizioni profonde... In Principio
appare singolarmente attuale, ...oggi sembra costruito su misura per i giovani che praticano il culto della contestazione violenta.» E altre citazioni ce ne sarebbero visto che lo spettacolo ha calcato le scene per tre stagioni. Nel frattempo Enzo Fasoli, appena ventenne, in quel periodo voleva acquisire altre esperienze., e così fece passando dall'organizzazione del Festival Pop a Roma ed Alghero, al cinema in «Mussolini ultimo atto» di Carlo Lizzani. Ma ciò che ricorda con particolare piacere è certamene 1'esperienza di vita trascorsa nel circo. Gli piace raccontare questo mondo favoloso che il pubblico vede con i colori, le luci, gli esercizi degli acrobati, l'abilità degli ammaestratori e dolci e simpatici animali.
Egli stesso ci racconta: «E' stato il classico colpo di fulmine, sapete una di quelle cose che non sai perché ti capitano ma succedono; un giorno, per caso passavo davanti ad un circo in periferia di Roma, a quel tempo organizzavo spettacoli per il teatro, in realtà vendevo i posti per le recite nei cral e nei Ministeri, e mi misi a chiacchierare con uno dei tanti inservienti che ti ritrovi davanti alle porte, di lì a poco venne il proprietario, il Signor Triberti, sono bastate poche parole e mi sono ritrovato direttore del «Circo Tribertis». Per sei mesi abbiamo lavorato a Roma e nei centri vicini. Ero il direttore, ma allora, anche se avevi una responsabilità importante dovevi pensare a molte cose. Abituato al Teatro e al cinema dove chi ha un compito deve fare quello e basta, nel circo hai un titolo ma ne devi fare cento. Mi permetta di raccontarle una delle mie giornate! Al mattino sveglia verso le sette e trenta, il primo dovere era di controllare in cucina, un carrozzone appositamente adibito e funzionale, che tutto fosse pronto per la colazione, mangiavano una media di 90 operai di varie nazionalità religione, e nel circo andavano rispettate sempre le loro abitudini ed usanze, quindi i pasti venivano preparati osservando le norme delle religioni. Ogni giorno venivano preparati in media due o tre tipi di piatti, c'erano cattolici, mussulmani, ortodossi, ecc. e quindi la prima cosa era rispettare le varie esigenze. Poi, un giro ai mercati generali per l'acquisto dei prodotti sia per le persone e per gli animali e credo che il compito più difficile sia acquistare il cibo per gli animali soprattutto in un circo. Infine dovevo controllare la contabilità dei vari settori: ingressi spettacolo e zoo, vendita bar, oggettistica; ogni pomeriggio e ogni sera dovevo presentare gli spettacoli. Le famiglie degli artisti mangiavano nelle loro «case» ma vivevano una vita al servizio del circo: dovevano provare i numeri dello spettacolo, tenere in ordine i 1oro attrezzi, curare gli animali, aiutare nell'opera di montaggio e smontaggio del tendone. Ricordo con particolare affetto quando l' allora Sindaco di Firenze, nel '73 mi consegnò durante l'intervallo il simbolo della città con queste parole: «Al Sindaco della città viaggiante che ha saputo con molta modestia e sicurezza far debuttare in questa splendida serata lo spettacolo più bello del mondo. Lo ringrazio perché con la tenacia e il suo amore per il suo lavoro mi ha dimostrato quanto sia difficile coordinate la vita di una città.»
Nel circo ho trascorso momenti felici e attimi di paura, superati dalla voglia di vivere e dalla situazione delle circostanze.
Durante uno spettacolo pomeridiano a Tivoli, proprio durante l'ultimo numero arriva una tromba d'aria, il tendone si alza e poi si abbassa fermandosi a metà, mi trovai Senza accorgermi in mezzo alla gente che scappava, io ero lì che cercavo come altri del circo per aiutare le quattromila persone ad uscire, la calca era immensa, in quell'attimo si avvicinava lentamente il pachiderma, la sua mole fece immediatamente spazio ed io vidi per terra un bambino di sette anni schiacciato da migliaia di piedi; quell'elefante seppur preso dalla paura si fermò davanti a me e quel bambino, mi consentì di sollevarlo tra le braccia e ci fece strada per uscire. Una corsa all'ospedale, quando arrivai il bambino era già morto.»
Il circo è stata una grande esperienza di vita che ha lasciato il segno.
La sua vita si sposta a Milano dove continua ad occuparsi di spettacolo e di giornalismo,
cura le pubbliche relazioni per giovani artisti e crea la «publispetta», un'agenzia di pubblicità. Praticamente un successo in costante crescita, poi un giorno nel giugno del '75 lascia a causa di una divisione con la sua compagna, viene a Bologna con pochi soldi e dove si rimbocca le maniche e ricomincia una nuova vita. Il primo impatto con la città felsinea non è tra i più piacevoli, anche per Fasoli ogni lavoro è indispensabile e necessario, comincia come venditore di gelati lungo i binari della stazione, poi in poco meno di qualche settimana, visto i suoi precedenti, incomincia a lavorare come disk-jockey presso l'allora San Luchino e collabora a Radio Bologna, poi passa tra le file di Studio 105, si riconferma come presentatore per una serie di serate di moda e approda come animatore per spettacoli per bambini. A Bologna incontra un amico, attuale suo socio, con lui inizia una attività di pubbliche relazioni per conto di una rivista: «Ordine Pubblico», ed è qui che per motivi di lavoro arriva a Forlì. Lavora in politica come addetto stampa di alcuni parlamentari, ma questo mondo non gli
piace anche se è costretto a viverci dentro. Per «Ordine Pubblico» si interessa di problemi , sindacali per le Forze di Polizia, organizza convegni e dibattiti, soprattutto al Sud, diventa i consigliere e collaboratore dell'Onorevole Di Giesi, ma, come dicevamo, il mondo della politica non lo attira e, se anche avrebbe potuto trovare una facile carriera, preferisce lavorare in pubblicità e giornalismo.
Lascia anche la grande città e si ferma a Forlì per orgoglio: un giorno un Assessore del Comune di Forlì, parliamo del 1976, aveva usato parole poco edificanti verso Fasoli e il suo collaboratore, così la sfida. Il suo inserimento nella città di Forlì lo deve alla collaborazione di Dante Dall'Agata, inizia l'attività in una stanza piccola e umida della CGIL, al piano terra di via Maroncelli, poi finalmente dopo qualche mese di ospitalità si trova un locale in via Bruni e dopo sei mesi si trasferisce in Via Paolo Bonoli 32. Trasferisce l'agenzia di pubblicità da Milano a Forlì e fonda il primo giornale di annunci economici con diffusione gratuita nelle case; allora, nel 76 la mentalità dei commercianti non era così aperta alle nuove proposte e
snobbò l'idea oggi particolarmente diffusa. Ma Enzo Fasoli e il suo socio Carlo Carbone non si diedero per vinti, credevano nel loro lavoro e di lì a poco diedero alle stampe un nuovo giornale che si chiama «Romagna Punto Sport».
Dopo pochi anni, precisamente nell'estate 82 nasce l'idea di dare vita ad un settimanale di attualità del territorio; il nostro Enzo Fasoli pensa subito ad un nome facile ma troppo locale. Chiamò il suo giornale: «Forlì sera», quasi una scommessa, erano in pochi a crederci, e in molti lo davano per un semplice foglio destinato a morire molto presto. Invece poco dopo (un anno) il giornale cambia con la nuova intestazione di: «Romagna Sera», allarga la diffusione in quel di Cesena, poi nei comprensori di Faenza e Lugo ed infine, grazie ad una costante campagna abbonamenti, raggiunge l'interesse nazionale. Dall'82, quel giornale ne ha fatta di strada, come dice una vecchia canzone, tanta e con immensi sacrifici: è vero Enzo Fasoli ha superato una infinità di ostacoli, ci sono stati attimi in cui la mannaia era pronta a cadere su tutto il suo lavoro, varie difficoltà commerciali, cose che capitano a molte aziende, bastava un passo falso e tutto il suo «amore per la libertà e per la verità» sarebbe caduto in una sola parola: «Fallimento».
Tenacia, coraggio, e molta modestia hanno dato ragione ad un giovane che intanto cresceva in Romagna, rafforzava la sua presenza e a poco a poco sistemava la sua situazione nei confronti dei fornitori e degli organismi dello Stato.
Oggi dopo anni di lunghe battaglie ritrovi il «suo giornale» nelle edicole più fresco e più attivo, negli anni ha saputo migliorarlo affrontando un mercato sempre particolarmente difficile.
Il suo «amore» per la Romagna e per la sua gente è dimostrato in tanti suoi articoli, ogni numero parla di questa terra che difende a denti stretti, in alcuni casi anche più dei romagnoli.
Ricordo che alcuni anni fa mi disse: «Non è poi così importante per me sapere di essere nato in una particolare città, ciò che è importante è sapere di essere utile per dove vivi in questo momento. La mia città è questa: Forlì, io qui lavoro, dò da lavorate e creo delle cose, per questa città devo fare delle cose utili perché gli altri ne possano parlare.». Bastano queste poche parole per capire la sensibilità di questo personaggio che vive a contatto con moltissime persone ma che preferisce vivere nel privato molto isolato. Nel suo ufficio, che ora è in Corso Garibaldi 256 c'è un disordine unico, molti giornali, la sua scrivania è invasa da carte, fogli di ogni genere, due telefoni che interrompono spesso le conversazioni, arrivano chiamate un po’ da tutta Italia, sono diversi e i più vari motivi delle varie conversazioni; trascorrere un paio d'ore nel suo ufficio è come essere in una sorta di confessionale e per tutti Fasoli ha una risposta esauriente, molta semplicità e cordialità. E' questa Sua affabilità che gli ha dato popolarità anche all'estero: ama parlare delle esperienze spagnole, a Lérida ci va ogni anno con una edizione italo-spagnola, ma parla anche di Bourges, città francese che ricorda con piacere.
E' un uomo che vuole contribuire a risolvere i problemi locali, dalle pagine di «RomagnaSera» più volte ha sollecitato i politici ai problemi che rimangono senza risposta. A lui si deve l' idea della raccolta delle firme per migliorare il servizi delle ferrovie in Romagna, una costante sensibilizzazione che ha imposto ai politici romagnoli di utilizzare gli strumenti giusti per garantire alla Romagna un servizio di trasporto sociale più equo.
In questi anni, vive a Forlì dal 1976, oltre che dirigere RomagnaSera, il settimanale veramente indipendente perché non legato a questo o quel partito e perché più volte vi si sono potute leggere opinioni contrastanti tra un personaggio e l'altro anche della stessa «parrocchia » politica, continua la sua attività nella PBS pubblispetta e svolge una intensa attività di corrispondente per vari quotidiani nazionali..
In passato è stato anche un valente collaboratore di «Video Regione» poi, dice lui, proprio per il suo modo di rivolgere le domande agli intervistati «Patron» Tampellini ha preferito rinunciare ad un giornalista senza compromessi. ,
Il suo modo di fare giornalismo, forse un po’ grezzo ma sincero è stato seguito da molti giovani che hanno frequentato la redazione e che grazie ai suoi insegnamenti hanno trovato occupazione nei quotidiani che in questi anni sono nati a Forlì, un «maestro» e molti di questi giovani conservano un caro ricordo.
Enzo Fasoli ha come tutti amici e nemici, certo è che per uno come lui, che vuole stare fuori dalle parti, sulla sua strada può trovare più nemici ma lui osserva orgogliosamente, ricordando un celebre motto del tempo che fu, «sicuramente anche tanto onore»., Fa vita da scapolone, ha preferito non sposarsi, dedica una media di 12 ore al giorno al suo lavoro, non fa ferie vere, in realtà gli è sufficiente andare fuori Forlì, ad una fiera, ad un convegno, dove pur partecipando ad attività lavorative riesce in qualche modo a rigenerarsi.
Quanto a hobby ne coltiva pochi, preferisce dedicare il suo tempo libero ai suoi animali, un pastore tedesco che si chiama Rolf, uno scoiattolo canadese che sta in una gabbia piuttosto grande, e una coppia di bengalini; cura con piacere le piante, un pollice verde ricevuto dalla mamma, ama leggere anche se con il lavoro di direttore di un settimanale ha ben poco tempo; un sogno nel cassetto: anzi due, il primo pubblicare un romanzo che ha da poco Ultimato e ritornare allo spettacolo, nel suo cuore in particolare c'è il teatro.