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29 ottobre 2015

Venerdì 30 Ottobre 2015 - Ore 18.00, L'età della saggezza nell'era digitale - Silvana Buzzo Patucchi

Gli appuntamenti letterari di Palazzo Venturi
Presentazione a cura di Pino Ammendola
Sala Conferenze di Palazzo Venturi
(Campagnano di Roma, Corso Vittorio Emanuele II, n° 4)
Intervengono:
Francesco Mazzei, Sindaco di Campagnano di Roma
Maria Giovanna Bozzo, Consigliere delegato alla Cultura
Letture a cura di: Fiorella De Angelis, Carla Feudi e Franco De Santis

La presentazione è inserita all'interno della mostra personale della pittrice Ioana Pirlea.
Una lucida e positiva analisi sulla società degli over 50 - ieri, oggi e domani – quella compiuta da Silvana Buzzo Patucchi nel suo nuovo libro 'L’età della saggezza nell’era digitale' (E se fossero gli anni più belli?), edito da Francesco Brioschi editore e in uscita a fine maggio in tutte le librerie e negozi digitali online.
Già soggettista e sceneggiatrice per molte fiction televisive ed esperta in materia di Diversità Sociale, l’autrice affronta con solerzia, ironia e distacco una acuta riflessione su un argomento che riguarda tutto l'occidente: l'allungamento della vita e la sua conseguenza inevitabile, la vecchiaia, tabù del nostro tempo, spazio della vita negato e temuto che è vietato nominare e che in molti Paesi è abolito dagli elenchi di parole utilizzabili su Internet perché causa di insuccesso garantito.
Oscillando tra storia, società, culture e individui, la Buzzo usa linguaggi diversi e li incrocia per scuotere gli stereotipi accumulati sulla terza età, invitando a sorridere e ad attraversare questa fase con un po’ di leggerezza, ma soprattutto con coraggio e lasciando comunque – nonostante l’arduo e apparentemente fastidioso argomento - un buon sapore in bocca, poiché – come celebrava un noto spaghetti western con il compianto Giuliano Gemma - “chi ha paura muore un po’ tante volte, mentre chi non ha paura, muore una volta sola”.

Come dichiara la stessa autrice, “questo piccolo libro non pretende di fornire analisi storiche dettagliate, né di esplorare a fondo una condizione umana tanto complessa: assume punti di vista provvisori per mostrare un paesaggio; si propone di segnalare alcune zone del malessere privato nelle quali l’invecchiamento è solitudine e sgomento; cerca di mettere in guardia chi ancora pensa che si tratti di un accidente che capita solo agli altri; di indicare a chi ne ha ancora il tempo qualche soluzione già praticabile adesso; invita a vincere la riluttanza verso l’innovazione e a tenere conto che basta cambiare prospettiva per vedere il mondo con occhi diversi. Certo, non crediamo che esistano formule risolutive, ma sappiamo di trattare un argomento che interessa donne e uomini di qualsiasi età.”
Dalla  generazione “young  old”  agli  “old  old”  (sopra  i  75  anni)  la  ricerca,  filtrata  da  una scrittura molto scorrevole e ricca di ragionamenti soggettivamente condivisibili, parte dall’indispensabile concetto di Percezione nel cambiamento degli stati d’animo, indipendentemente dalle trasformazioni della realtà, per poi interagire con i repentini e drastici  cambi  causati  dal  progresso  tecnologico.  Dalla  vita  alla  virtualità,  dallo smantellamento della struttura familiare tradizionale al recupero di se stessi nell’epoca del computer, l’anzianità viene ritratta come il periodo della raccolta, della panchina dopo la partita giocata, del tempo supplementare che offre l’ultima, ma anche forse la migliore occasione per vivere una vita ancora non interamente vissuta, un pezzo dell'esistenza in cui i doveri e le preoccupazioni lasciano posto alla voglia di fare ripartendo da se stessi: come il buon finale di un film che ribalta la storia, stupisce, diverte e fa dire “chapeau!”.
Un libro essenziale, tenero e spietato che si interroga sul senso della vita nella nostra società liquida, scivolosa e creativa nella quale si può vivere e sognare a qualsiasi età.

Hanno detto del libro:
“Questo libro fa bene. Mi ha tolto la paura di vivere i miei prossimi 54 anni”.
“Impegnativo. Per andare fino in fondo ci vogliono coraggio, intelligenza e una buona dose di autoironia. “
“Risana le ferite, distende le rughe e fa venire voglia di cantare”