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27 gennaio 2015

ROMA-PARIGI: il “cinema” come modello di sviluppo socio-economico


Il ruolo dell’esercizio e dello spettatore nel sistema cinema: esperienze e strategie a confronto



Si è svolto martedì 20 gennaio il convegno ROMA-PARIGI: il “cinema” come modello di sviluppo socio-economico, ospitato nella sede dell’Ambasciata di Francia, e organizzato da ANEC Lazio, in collaborazione con AGPCI (Associazione Produttori Cinematografici Indipendenti) e France Odeon, promosso dall’assessorato alla Cultura di Roma Capitale con il patrocinio dell’Ambasciata di Francia in Italia.
Un minuto di silenzio in memoria delle vittime delle stragi di Parigi del 7 e del 9 gennaio, ha preceduto l’incontro tra i professionisti della cinematografia e i rappresentanti delle istituzioni locali, che si sono confrontati liberamente e costruttivamente sul futuro dell’esercizio in Italia, con particolare attenzione alla situazione del Lazio. Il metro di paragone è stato il sistema francese, esaminato a partire dalla rete delle sale di Parigi. Bruno Blanckaert, proprietario e gestore del prestigioso cinema Le Grand Rex di Parigi, ha sottolineato il fondamentale ruolo della sala che, nonostante l’agguerrita concorrenza delle nuove tecnologie, continua a ricoprire in quanto esperienza unica e insostituibile per lo spettatore. Il rapporto con il pubblico, soprattutto con quello giovanile che è l’asse portante dell’esercizio cinematografico e per quanto riguarda il Rex, conta 200 mila presenze annuali alle matinée. Grazie anche all’introduzione della materia “educazione all’immagine e formazione del pubblico”, che è parte integrante del sistema dell’istruzione, sin dalla scuola primaria, la formazione del pubblico giovanile, ha ispirato il sistema francese a promuovere una politica di prezzo bloccato a 4 euro a biglietto per gli under 14. Soluzione che è stata inizialmente criticata dalle majors ma che, tuttavia, è stata dalle stesse rivalutata in base agli effettivi vantaggi garantiti a lungo termine.
Le sale, soprattutto quelle situate nei centri storici, rappresentano la base sulla quale costruire le politiche socio-economiche di ogni comunità, e la loro chiusura rappresenta una ferita insanabile. 
A Parigi negli anni Ottanta, ricorda Blanckaert, la ferma e compatta reazione degli esercenti alla chiusura di numerose sale ha permesso di ottenere dalle istituzioni le risorse necessarie al recupero dei vecchi cinema e all’apertura di nuovi. Apertura la cui autorizzazione è regolata, in primo luogo, dagli organismi locali che individuano e stabiliscono i criteri e i parametri di valutazione. E sulla base di essi si valuta, di volta in volta, l’effettivo impatto economico-finanziario e culturale del cinema sul territorio. Tuttavia, per concedere possibilità di ricorso, si istituisce un secondo grado d’intervento, a livello nazionale, al quale appellarsi. Un tale approccio in Francia ha permesso di riportare l’esercizio al centro del sistema cinematografico.
Per meglio comprendere l’intervento delle norme e i regolamenti francesi in difesa dei cinema, Hugues Quattrone, responsabile del CNC (Centre Nationale du Cinéma et de l’image animée) per l’esercizio cinematografico, ha esposto nel dettaglio le modalità di redistribuzione della percentuale prelevata dal biglietto (prelievo di scopo) a sostegno dell’esercizio.

Il prelievo di scopo, previsto dal modello francese, è previsto per tutti i comparti che sfruttano il prodotto cinematografico, dando luogo a un bacino di risorse utile a finanziare l’industria del cinema e dell’audiovisivo. Il CNC è il regolatore di un sistema articolato di prelievo e di redistribuzione delle risorse che riguarda, con diverse modalità e criteri, tutti i settori coinvolti nello sfruttamento del prodotto cinematografico. In particolare il CNC, regola e assicura il corretto funzionamento degli strumenti di contribuzione che si concretizzano in aiuti all’esercizio (con risorse pari a circa 65 milioni di euro l’anno) di tipo automatico  e selettivo (quest’ultimo assegnato in base alla natura della programmazione e al progetto culturale proposto al CNC dall’esercente). Parte del fondo così costituito viene destinato all’adeguamento e alla modernizzazione tecnologica del cinema, attraverso un meccanismo di solidarietà inversamente proporzionale alla dimensione commerciale e competitiva della struttura (in Francia, consente un recupero del prelievo di scopo versato che arriva all’80% per i cinema con maggiori difficoltà, e al 30% per i multiplex). Un altro tipo di sostegno selettivo è quello dedicato ai cinema Art et Essai, ovvero a quelle sale (sono circa 1100) che programmano film sperimentali o indipendenti: il contributo può arrivare per ogni sala a circa 19 mila euro l’anno. Il vantaggio riguarda la possibilità di riscattare una porzione del versamento che, sommato tra sostegno automatico e selettivo, può superare, in alcuni casi, l’importo complessivamente versato dall’esercente.
In Italia, rileva Andrea Occhipinti, Presidente sezione Distributori dell’ANICA, l’applicazione del prelievo di scopo sugli incassi, destinato a tutti coloro che sfruttano il prodotto filmico, è stato al centro del dibattito ogni volta che si è parlato di una riforma del sistema cinema. Tuttavia, non c’è mai stata l’effettiva volontà di impegnarsi per mutuare tale meccanismo dalla legge francese. Constatazione alla quale ha replicato Leonardo Brogelli, portavoce della senatrice Rosa Maria Di Giorgi, confermando l’elaborazione di un disegno di legge di iniziativa della commissione di cultura del Senato.
Le politiche nazionali e locali realizzate finora in Italia, sono state l’oggetto dell’intervento del Presidente ANEC Lazio Giorgio Ferrero, che ha parlato del momento di profonda difficoltà economica attraversato dal settore. “Gli sforzi dei soli esercenti non sono sufficienti per arginare la perdita dei numerosi centri che per anni sono stati simbolo di offerta sociale, culturale e occupazionale del nostro paese. Lo sguardo al modello francese deve trasformarsi in una fonte d’ispirazione per la promozione di nuove tutele e nuovi incentivi in grado di sostenere concretamente l’intera filiera cinematografica. Esemplari sono la riduzione delle imposte locali e dell’aliquota IVA – che in Francia è fissata al 5,5%, ovvero la stessa applicata, per decreto legge, ai generi di prima necessità -, la salvaguardia delle sale storiche, e l’opposizione alla trasformazione dei cinema chiusi in altre attività commerciali”. Inoltre, rispetto al vincolo di destinazione d’uso, il sistema francese, reputandolo incostituzionale in quanto limita le facoltà di azione sulla legittima proprietà, ha trovato un espediente fissando, nei casi di diversa destinazione d’uso, un tetto massimo al canone d’affitto che non superi un rialzo del 10%.

Carlo Bernaschi, Presidente ANEM, ha commentato positivamente l’idea di creare anche in Italia la figura del “mediatore cinematografico” (prevista dalla normativa francese) che svolge una funzione di conciliazione preventiva e d’intervento in caso di eventuali conflittualità tra esercenti e distributori, esercenti concorrenti e conflitti d’interesse relativi al caso  dell’esercente-distributore-noleggiatore.
Precedentemente, Giovanna Marinelli, assessore alla cultura di Roma Capitale, e Lidia Ravera, assessore della Regione Lazio, hanno rilevato come, a livello locale, sia già in essere un proficuo rapporto collaborativo tra comune e regione per quanto riguarda le politiche sul cinema. Tuttavia, si avverte chiaramente il bisogno di una legge nazionale che coinvolga e indirizzi i diversi organismi territoriali nell’individualizzazione e razionalizzazione delle risorse da assegnare ai cinema. Le sale, quindi, restano il polo centrale dal quale ripartire per rilanciare non solo l’esercizio, ma la produzione stessa che, come sostiene Martha Capello, Presidente AGPCI, si tradurrebbe anche in vantaggiose convenzioni e alleanze tra produttori ed esercenti.

Francesco Ranieri Martinotti, Direttore France Odeon – Festival del Cinema Francese, che ha moderato la tavola rotonda, ha chiuso l’incontro con l’auspicio che l’intero settore cinematografico possa presto esprimersi univocamente per ottenere un’unica legge di sistema capace di far diventare l’industria del cinema e dell’audiovisivo un vero asse portante dell’economia italiana.