Città del Vaticano, 9 settembre
2014 – S’intitola Il Dio che stronca le guerre la Lettera che
monsignor Santo Marcianò, arcivescovo ordinario militare per l’Italia,
ha indirizzato ai cappellani, ai militari e a tutti i fedeli della Chiesa
Ordinariato Militare, a 100 anni dall’inizio della prima Guerra mondiale e in
occasione del pellegrinaggio di Papa Francesco al Sacrario militare di
Redipuglia (in programma il prossimo 13 settembre), pubblicata dalla Libreria
Editrice Vaticana.
“La guerra non ha futuro: il
futuro della guerra è la pace!” nota monsignor Marcianò in apertura della
Lettera, nonostante “l’esperienza, la storia, persino la cronaca dei nostri
giorni sembrano affermare esattamente il contrario. Non sembra duratura la
pace, la guerra non sembra aver fine”. Occorre pertanto “guardarci attorno”,
per
ché “sentiamo le armi proporsi come minaccia o scatenarsi con forza in tanti Paesi del Medio Oriente, dell’Africa, dell’Asia e della stessa Europa. Guerre di diversa entità, che assommano motivazioni politiche, discriminazioni etniche, intolleranze religiose e altre cause”. E al contempo “guardarci anche dentro” e “lasciare che il dramma della guerra ci raggiunga e ci tocchi nel profondo, persuadendoci che la pace non è pace finché anche un solo popolo nel mondo sarà in guerra, ma anche che la pace non può celare, dietro l’apparente assenza di guerra, quelle ingiustizie, discriminazioni, prevaricazioni e violenze di ogni genere delle quali, peraltro, tutti rischiamo di essere protagonisti o almeno complici”.
ché “sentiamo le armi proporsi come minaccia o scatenarsi con forza in tanti Paesi del Medio Oriente, dell’Africa, dell’Asia e della stessa Europa. Guerre di diversa entità, che assommano motivazioni politiche, discriminazioni etniche, intolleranze religiose e altre cause”. E al contempo “guardarci anche dentro” e “lasciare che il dramma della guerra ci raggiunga e ci tocchi nel profondo, persuadendoci che la pace non è pace finché anche un solo popolo nel mondo sarà in guerra, ma anche che la pace non può celare, dietro l’apparente assenza di guerra, quelle ingiustizie, discriminazioni, prevaricazioni e violenze di ogni genere delle quali, peraltro, tutti rischiamo di essere protagonisti o almeno complici”.
L’arcivescovo offre quindi una
serie di spunti di riflessione, tratti anche dal Magistero di Papa Francesco,
inquadrandoli in alcune dimensioni della pace: dimensione politica, sociale,
antropologica, pedagogica, evangelica ed ecclesiale. Sono “suggerimenti che –
spiega – provano a valorizzare una sorta di vocabolario di speranza nel nostro
mondo militare”.
Quanto alla dimensione politica,
non bisogna “fare la guerra”, ma piuttosto “lavorare per fermare le violenze,
le guerre”, ricordando che “oggi i confini della nostra Patria, particolarmente
in Italia, non sono trincee da difendere ma porte da aprire, per uscire e
soccorrere coloro che, in altre parti del mondo, dalla guerra sono afflitti;
soprattutto, per accogliere chi dai propri confini fugge perché rifiutato,
calpestato, violato proprio in Patria”. La dimensione sociale si esplica in un
invito a tener presente che “perché un popolo sia in pace è necessario,
anzitutto, recuperare il senso di ‘popolo’, costruire il popolo, diventare
popolo: e questo è molto più che essere parte di una realtà geografica o
politica”; mentre la dimensione antropologia richiama che “la vera cultura
della pace nasce dal considerare l’altro come un ‘prossimo’ vero il quale
andare incontro”, sconfiggendo quella che Francesco chiama la “cultura dello
scarto”. “Bisogna riconoscere dignità di persona ad ogni persona – osserva
monsignor Marcianò –. E questo richiede, a livello del singolo, una lotta al
soggettivismo, all’autoreferenzialità, alla discriminazione, alla smania di possesso,
di successo, di potere che – se ci pensiamo bene – sono poi i meccanismi che
innescano ogni guerra. (…) La guerra si combatte prima di tutto sul fronte
dell’egoismo umano, il cui graduale superamento apre il cuore all’altro,
seminando sentimenti di misericordia, di tenerezza, di perdono”. La dimensione
pedagogica comporta la necessità della formazione: “è il cuore umano che vale
la pena di amare e di educare sempre, anche nel buio disumanizzante della
guerra”, imparando “l’arte difficile e paziente del dialogo” e rendendo
“feconda di gesti di compassione la quotidianità”. La dimensione evangelica
rimanda alla “logica dell’offerta, del dono di sé, l’unica in grado di superare
veramente l’egoismo, l’autoreferenzialità e il soggettivismo. È la logica del Vangelo,
per questo è la logica della pace”. E infine la dimensione ecclesiale della
pace, con l’impegno dei cappellani militari, il cui compito “è, primariamente,
la costruzione della comunità, l’impegno a far crescere la coscienza di Chiesa
e rendere comunità le nostre caserme, gli uffici, le missioni in Italia e
all’estero”.
(Santo Marcianò, Il Dio che
stronca le guerre, LEV 2014, 32 pagine, euro 5,00)