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6 ottobre 2018

UNA RAGAZZATA da Federica Sciarelli _ regia Massimo Di Michele _ 8 ottobre Teatro Torlonia


Lunedì 8 ottobre al Teatro Torlonia
Massimo Di Michele porta in scena Una ragazzata,
liberamente ispirato al libro Tre bravi ragazzi di Federica Sciarelli. Lo spettacolo
affronta una fra le pagine più nere della cronaca romana e nazionale, quella del massacro del Circeo,
con l’intento di avviare una riflessione sugli sconvolgimenti che, a partire da quel punto nodale,
hanno interessato gli squilibri di potere fra i sessi e la stessa società.
UNA RAGAZZATA
liberamente tratto da “Tre bravi ragazzi” di Federica Sciarelli
adattamento Claudio Calò
regia Massimo Di Michele
con Massimo Di Michele e Federica Roselliniscrittura coreografica Fabio Caputo - immagine locandina Cristina Gardumi - progetto ideato da Eleonora Tedeschi
Produzione di Associazione Comunitaria/Festival Fabbrica Roma ReACT
in collaborazione con Teatro di Roma - Teatro Nazionale

Lunedì 8 ottobre (ore 21) al Teatro Torlonia va in scena Una ragazzata, il nuovo lavoro di Massimo Di Michele, liberamente tratto da Tre bravi ragazzi di Federica Sciarelli, nell’adattamento di Claudio Calò e con la scrittura coreografica di Fabio Caputo. Lo spettacolo è parte di un progetto ideato da Eleonora Tedeschi, La città nascosta, che prevede una trilogia di spettacoli basati su fatti di cronaca nera realmente accaduti e ambientati nella città di Roma. Il ciclo è promosso dall’Associazione culturale Comunitaria nell’ambito del Festival Fabbrica Roma. Quella del massacro del Circeo è senza dubbio una delle pagine più nere della cronaca italiana: il 29 settembre del 1975 tre ragazzi riconducibili a gruppi di matrice neofascista – Gianni Guido, Andrea Ghira e Angelo Izzo – violentano e torturano per 36 ore Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, di diciannove e diciassette anni. Rosaria Lopez muore annegata in una vasca da bagno, Donatella Colasanti sopravvive fingendosi morta; i corpi delle due giovani, creduti cadaveri, vengono chiusi nel portabagagli del padre di Gianni Guido e abbandonati. È un metronotte ad accorgersi dei lamenti che provengono dal portabagagli e a chiamare i carabinieri, che finalmente tirano fuori la superstite. «Mettere in scena una performance su un atroce delitto è una cosa quasi impossibile. Il lavoro che con grande fatica ho cercato di fare è restituire le testimonianze di quelle lunghe ore di violenza e morte. Ho affidato buona parte della storia ai giovani danzatori dell'Accademia Nazionale di Danza che, con la loro fisicità, rievocano l'accaduto. È, provocatoriamente, il racconto di una “festa”» dichiara Massimo Di Michele «Perché di questo si è trattato nell'ottica distorta e perversa di quei tre fascisti, un orrendo momento di piacere. Nella follia di questi assassini non vi è mai traccia di consapevolezza o di pentimento per questa atroce vicenda. Ho deciso di raccontare questo episodio, con grande fatica, prescindendo da ogni interpretazione o giudizio morale, lasciando che i fatti nella loro scarna e macabra crudezza parlino da sé. Ed è così che, in un gioco di distorsione, ho deciso di rappresentare l'accaduto guardandolo con gli occhi degli assassini, osservando tutto tramite la lente deformante dei loro pensieri. Come se fosse una "festa", la loro orrenda festa. O, come definita da uno loro dopo anni ... una ragazzata!». La scelta di portare a teatro questa agghiacciante vicenda da parte di Massimo Di Michele – anche in scena con Federica Rosellini – conferma la sua attenzione alla tematica della violenza sulle donne, in particolar modo quella fisica o mentale, esercitata da una società ancora ingessata in una struttura patriarcale.