Made in italy, 1 romano su 3 ama far la spesa dal produttore
L’acquisto di prodotti agroalimentari si fa sempre più tech, con il 50% propenso a usare app e siti
Grande attenzione anche alla sostenibilità, sinonimo di agricoltura a basso impatto (36%), Km0 (18%) e stagionalità (15%)
Il Made in Italy, con le sue eccellenze del territorio, è sempre più presente nelle abitudini di spesa degli abitanti di Roma, al punto che quasi uno su tre (31%) ama acquistare generi agroalimentari direttamente dal produttore, scelti perché garanzia di qualità, cura dei prodotti e, molte volte, in virtù di un rapporto di fiducia con il produttore stesso.
Lo evidenzia l’Osservatorio Reale Mutua1 dedicato all’agricoltura e alle nuove abitudini di acquisto. Un dato molto significativo, soprattutto perché l’affezione al Made in Italy è una certezza cui può guardare l’intero mondo dell’agroalimentare del Paese, che, dopo le difficoltà degli ultimi mesi, si trova ora di fronte alla fase della ripartenza.
Non si tratta più, solo, di una spesa “alla vecchia maniera”: addirittura un romano su due (50%) si dice propenso a utilizzare in misura crescente app e siti per l’acquisto online e la consegna a domicilio di questi prodotti. Un trend, questo, che probabilmente la pandemia ha contribuito ad accelerare.
Dal campo alla tavola, Made in Italy e produzione locale vanno di pari passo con l’attenzione alla sostenibilità. Una parola che per oltre un romano su tre (36%) evoca una filiera agricola a basso impatto ambientale, anche grazie all’uso della tecnologia, mentre un ulteriore 18% la associa al concetto di agricoltura a chilometro zero. Ma sostenibilità vuole anche dire stagionalità (15%) e filiera equosolidale (13%).
Non è un caso allora che i romani preferiscano i prodotti stagionali, perché più salutari (34%), capaci di sostenere l’economia agricola dei territori (34%), e con un minore impatto sull’ambiente (13%). E c’è anche chi li sceglie perché più buoni, dice, di quelli fuori periodo (10%).
Semaforo verde infine, tra le abitudini d’acquisto, anche per i prodotti dell’agricoltura biologica, altra area importante del Made in Italy, che vengono apprezzati soprattutto perché rispettano criteri di sostenibilità (41%) e fanno bene alla salute (26%).
“La nostra ricerca evidenzia come il Made in Italy e le produzioni agroalimentari del territorio siano sempre più apprezzati nei comportamenti di acquisto e divengano spesso oggetto di una specifica ricerca,” commenta Michele Quaglia, Direttore Commerciale e Brand di Gruppo. “Noi siamo da sempre vicini al mondo dell’agricoltura e, oltre alle evidenze del nostro Osservatorio, da poco abbiamo lanciato un’iniziativa specifica, AGRIcoltura100, insieme al nostro partner storico Confagricoltura. Il progetto vuole promuovere il ruolo dell'agricoltura nella crescita sostenibile e nel percorso di rilancio del Paese, premiando le imprese che hanno adottato soluzioni o promosso iniziative per migliorare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica loro e della comunità in cui operano. Questo ci permetterà di analizzare in modo ancora più approfondito le dinamiche del rischio agricolo e quindi di sviluppare soluzioni sempre più innovative con cui affiancare le aziende del settore. Auspichiamo davvero la ripresa di un comparto così importante per il Paese.”
1 Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora su un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età, sesso ed area geografica.
Fondata a Torino nel 1828, la Società Reale Mutua di Assicurazioni è la più importante Compagnia di assicurazioni italiana in forma di mutua. È capofila di Reale Group, un Gruppo internazionale nel quale operano oltre 3.700 dipendenti per tutelare circa 5 milioni di Clienti. Reale Mutua offre una gamma molto ampia di prodotti, sia nei rami Danni sia nei rami Vita. I suoi Soci/Assicurati sono più di 1,4 milioni, facenti capo a 354 agenzie presenti su tutto il territorio italiano. La Società evidenzia un’elevata solidità, testimoniata da un Indice di Solvibilità (Solvency II), calcolato con il Modello interno Parziale, che si attesta al 363% (Year End 2019).
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