CineCocktail@Venezia71
Pierfrancesco Favino racconta il nuovo progetto nel "Marco Polo" prodotto da Netflix e parla dell'annosa questione del doppiaggio in Italia
foto di Pietro Coccia |
Affollato ieri lo spazio Luce Cinecittà presso l'hotel Excelsior al Lido di Venezia per il primo
appuntamento con il CineCocktail® - Incontri ravvicinati del
miglior tipo: cinema, cocktail e chiacchiere in libertà, ideato e
condotto dalla giornalista e scrittrice Claudia Catalli e realizzato in
collaborazione con Parrini e con la mediapartnership di CineCittà News e Fred
Film Radio. Ospite l'attore Pierfrancesco
Favino, che a Venezia
71 ha presentato il film da lui stesso prodotto e interpretato, Senza
nessuna pietà, esordio alla regia di Michele Alhaique.
Sollecitato dalle domande della
giornalista Claudia Catalli e del pubblico presente, Favino torna sull'annosa
questione del doppiaggio in Italia: "Gabriele Muccino è un caro amico,
come lui penso che sarebbe bello educare i nostri figli a vedere i film in
lingua originale, ma mi chiedo anche: e noi tutti che siamo stati abituati così
da anni? Mia madre ottantenne? Io vivo qui in Italia, e la mia esigenza, oggi,
è capire come riportare la gente al cinema, non allontanarla".
Favino ha quindi chiuso commosso
imitando Mastroianni e ricordando i sacrifici fatti in vent'anni di carriera,
la voglia di "mangiare la polvere" che aveva da ragazzo e
sente ancora, la fatica per produrre Senza nessuna pietà puntando su
un'opera prima, non solo "credendo al talento di un regista", ma
sentendo "La voglia di contribuire a creare un nuovo cinema italiano:
Mastandrea, Scamarcio, Timi sono altri colleghi che come me stanno decidendo di
impegnarsi nella produzione di progetti in cui credono davvero. Stare da una
parte a osservare non cambia le cose, lamentarsi della crisi o crogiolarsi
nelle polemiche neanche. Aumenta solo la stasi".
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