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5 agosto 2014

Un omaggio da Scavia al made in Italy

MOSTRA“IL RITORNO DEI VISCONTI”
 
 SCHEDA DI APPROFONDIMENTO
Il gioiello di Fulvio Maria Scavia protagonista de
 “Il ritorno dei Visconti”:
un omaggio al “made in Italy”
che vide la luce ai tempi del Ducato


Fulvio Maria Scavia omaggia Milano e il suo glorioso passato.
Il gioielliere di fama internazionale ha disegnato e realizzato interamente a mano, nella sua bottega orafa milanese, un monile che, ispirandosi al periodo visconteo e sforzesco, vuole essere un dono per la città, oltre che una testimonianza della sua storia.
Il gioiello – ospite della mostra “Il ritorno dei Visconti”, a Castelgrande fino al prossimo 9 novembre – è stato realizzato da Scavia appositamente per l’occasione: si ispira ai preziosi viscontei e racchiude piccole presenze dell’epoca in cui il Ducato milanese divenne culla di lavorazioni preziose e riferimento europeo nell’arte orafa, pittorica e nella tessitura di filari preziosi.

Milano, per oltre tre secoli la capitale di un ricco e importante ducato che si estendeva da Bellinzona fino alla Toscana, guidato prima dai Visconti
e poi dagli Sforza, si configurava come l’ambiente ideale per lo sviluppo di quella sensibilità estetica e di quelle competenze tecniche che furono alla base della nascita del made in Italy.

La creazione di Scavia è un pendente in oro di grandi dimensioni,
la cui struttura ottagonale è divisa in sezioni che ospitano otto diverse monete antiche, attraverso le quali si sviluppa la testimonianza storica che, ripercorrendo le tappe fondamentali della storia del Ducato, converge infine al centro del gioiello, dove è alloggiato un Testone con il ritratto di Galeazzo Maria Sforza.

Il primo tassello del medaglione ci fa compiere un salto indietro, fino all’ultima metà del XII secolo: per la precisione, il denaro scodellato posto al suo centro fu coniato dalla zecca di Milano tra il 1152 e il 1190, quando il nostro territorio era dominio dell’imperatore Federico I Hohenstaufen detto “Il Barbarossa”. Il viaggio nel tempo proposto da Scavia inizia dunque con un periodo cruciale per la storia di Milano, di distruzione e successiva rinascita.
Seguono due monete da un denaro, battute a Brindisi tra il 1197 e il 1250, nell’Italia Meridionale di Federico II di Svevia detto “Stupor Mundi”, imperatore del Sacro Romano Impero, Re di Sicilia e di Gerusalemme, uomo colto e amante del sapere, che si circondò di letterati, artisti e poeti, facendosi promotore di quella scuola siciliana – come la definì Dante nel De Vulgari Eloquentia – che avrebbe ispirato la successiva tradizione poetica.

A seguire troviamo il Grosso da un soldo e mezzo, coniato a Pavia tra il 1359 e il 1378, quando signore della città era Galeazzo II Visconti. Questi fece erigere lo splendido castello di Pavia, dove amò circondarsi di letterati e artisti e fu il padre di Giangaleazzo Visconti, che divenne poi duca di Milano ed ordinò nel 1386 la costruzione del Duomo.
Il viaggio nel passato prosegue con un Grosso da due soldi, collocabile tra il 1412 e il 1447, quando signore di Milano era Filippo Maria Visconti, padre di quella Bianca Maria Visconti, che andò in sposa a Francesco Sforza, il quale, alla morte del suocero, rivendicò il Ducato di Milano e ne divenne duca e signore. L’ascesa del suo potere è testimoniata dal sesino e dal soldo successivi, coniati tra il 1450 e il 1466: gli stemmi delle famiglie Visconti e Sforza sono ormai presentati insieme. Segue il quattrino che riporta il ritratto di Federico Gonzaga, altro signore che si distinse per il mecenatismo impegnato, la passione per la cultura e le arti, e che guidò il Ducato di Mantova perseguendo una politica filo-milanese. Infine, il Testone d’argento posto al centro del pendente, ritrae Galeazzo Maria Sforza, primogenito e successore di Francesco Sforza, che introdusse questa nuova moneta nel 1470, segnando il passaggio tra monetazione medievale e monetazione rinascimentale.

La struttura d’oro del pendente è interamente rivestita di perle, e ogni sezione ospita una moneta antica, incorniciata da un elemento decorativo in oro ritorto: una lavorazione che s’ispira all’oreficeria sacra e ai motivi architettonici dell’epoca. Dal testone centrale si dipartono quattro file di rubini disposte a croce, simbolo della città di Milano. Le estremità della stessa toccano la cornice perimetrale del pendente, anch’essa composta da preziosi rubini Birmani dal taglio rose-cut, tipico del periodo.
Un’altra croce rossa, più piccola, è disegnata dai rubini incastonati sullo scudo d’oro sotto cui passa la catena in argento brunito che completa ed accompagna il pendente.

SCAVIA
Piccolo o grande che sia, un gioiello per essere davvero tale, deve essere prima di tutto un’idea, poi la perfezione tecnica per realizzarla ed infine i materiali più straordinari per darle corpo.
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Come i gioielli che hanno vinto diciotto premi internazionali. Come i gioielli che creiamo apposta per te.