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29 luglio 2014

Domani in libreria, in occasione del centenario dallo scoppio della Grande Guerra: "Uomini in guerra" di Andreas Latzko

Per il centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale esce in libreria la nuova traduzione di un classico: Uomini in guerra di Andreas Latzko (26 luglio)

Il romanzo rappresenta la seconda uscita del progetto CONFINI dell'anno 2014 (sotto i dettagli)
Collana VIE, pp. 160, euro 14.50
Traduzione dal tedesco di Melissa Maggioni


Uomini in guerra è un romanzo in sei episodi: dalla partenza per il fronte al ritorno casa, passando per l'arrivo in prima linea, il battesimo del fuoco, l'assalto notturno, la disfatta...
Lo scrive un ufficiale dell'esercito austro-ungarico inviato sul fronte italiano e diventa subito un best seller, tradotto in 19 lingue, nonostante sia bandito da tutte le potenze belligeranti. La sua è una forza incontenibile che ha come carburante il dovere della verità, l'urgenza di dire l'indicibile. Racconta il fronte, le illusioni dell'inizio ma soprattutto il dramma della prima linea e della guerra, di ogni guerra. Non ci risparmia nulla.
Una testimonianza che arriva prima delle altre, nel 1917, quando ancora i soldati sono spediti in massa all'assalto delle trincee nemiche. E per questo è probabilmente il primo libro di denuncia della carneficina della Grande Guerra. Così forte da essere messo al rogo anche nella Germania di Hitler, a ridosso del secondo e terribile conflitto mondiale.
Da decenni assente nelle librerie italiane, torna con una nuova traduzione il racconto della verità che si celava dietro le bandiere, le canzoni e gli inni patriottici...


Andreas Latzko è nato nel 1976 in Ungheria da una famiglia ebrea. Allo scoppio della Grande Guerra viene arruolato con il grado di ufficiale nell'esercito dell'impero asburgico. Mandato sulla linea dell'Isonzo, contrae la malaria e viene poi allontanato dal fronte perché coinvolto in un bombardamernto dell'artiglieria italiana nei pressi di Gorizia. Dopo otto mesi di ricovero si reca per la convalescenza a Davos, in Svizzera, dove nasce Uomini in guerra pubblicato anonimo per Rascher-verlag. In fuga dalla Germania nazista, Latzko muore in povertà a New York nel 1943.
PROGETTO CONFINI
Confini è un nuovo progetto della Keller editore. Un sentire, una traccia che attraversa le due collane della casa editrice, VIE e PASSi, seminando alcuni titoli ogni anno, a partire dal 2014 e fino al 2018, che raccontino attraverso la letteratura internazionale la Prima guerra mondiale. Con l'occhio e la penna dei testimoni diretti ma anche di chi nei decenni successivi e persino oggi affronta e introduce quegli eventi e quei temi nelle proprie narrazioni. Confini però non è solo il racconto di ciò che è stato e lo sguardo dei contemporanei rivolto a eventi di 100 anni fa, è anche spunto per riflessioni su quello che la Grande Guerra ha prodotto come visione del mondo e come conseguenze, o problematiche, alcune delle quali ancora in parte irrisolte e poco note. Al centro di queste memorie e romanzi il conflitto può essere anche solo un'ombra, un fondale, denso però di conseguenze.

USCITE DEL 2014
Sepp Mall, Ai margini della ferita (Alto Adige-Südtirol)
Andreas Latzko, Uomini in guerra (Ungheria)
Maja Haderlap, L'angelo dell'oblio (Austria-Slovenia)

PERCHÉ CONFINI?
Perché i confini divennero campi di battaglia, perché dopo di allora mutarono radicalmente, perché i confini politici disintegrarono quelli geografici o violentarono quelli culturali ed etnici e linguistici...
Perché lo stesso concetto di confine venne stravolto e mutò per sempre dopo la Prima guerra mondiale. Perché quei confini furono anche terreno fertile di contaminazione e incontro.

ESTRATTO

"La cosa più bella, secondo me, è il silenzio. Quando si è di stanza là sulle montagne, dove ogni sparo viene buttato cinque volte di qua e di là, e poi all'improvviso arriva il silenzio, non un fischio, non un gemito, non un tuono, nient'altro che il magnifico silenzio, che si può ascoltare come un brano di musica... Le prime notti le ho trascorse seduto a vegliare e aguzzavo le orecchie per ascoltare quel silenzio, come fosse una melodia che si vuole catturare da lontano. Credo di avere anche pianto un po', tanto era bello ascoltare al punto di non sentire più niente!"