Agenzia Stampa Aspapress

Autorizzazione Tribunale di Forlì 6/91 del 8 marzo 1991 - Anno XXXII - Registro Nazionale della Stampa 02659 - Registro Operatori Comunicazioni n. 1187 - Direttore Editoriale e responsabile Enzo Fasoli - Casella postale 19152 - 00173 Roma Cinecittà est - Responsabile dati: Carlo Carbone - Capo redattore Cristiano Rocchi. Associazione Periodici Associati: Presidente Enzo Fasoli - Responsabile settore: Angelo Misseri - Redazione: Vincenzo Giannone, Daniela Zappavigna.

Cerca nel blog

Pagine

21 novembre 2017

Intervista al regista del film documentario su Gian Maria Volonté attore militante

Il film-documentario Dimenticata Militanza-un ritratto politico di Gian Maria Volonté che sarà realizzato da un gruppo di giovani, con la collaborazione dell’Archivio Audiovisivo del Movimento operaio, è riuscito ad ottenere i fondi necessari attraverso la campagna di crowdfunfing lanciata solo un mese fa. L’obiettivo è quello di ricostruire la militanza politica di Gian Maria Volonté, attore unico e personaggio introverso che prese parte negli anni sessanta-settanta a diversi film che narrano di episodi di cronaca o di fatti storici che avevano lo scopo di denunciare le collusioni della politica di quel periodo.  Volonté è un personaggio scomodo e per questo anche volutamente dimenticato.  
Abbiamo chiesto a Patrizio Partino, ideatore e regista prima del corto e poi della attuale “versione lunga” del film, di raccontarci le ragioni che hanno spinto un gruppo di giovanissimi autori a realizzare questo progetto.

Perché avete scelto di parlare della vita politica di Gian Maria Volonté, qual è il vostro obiettivo?
Raccontare, ricostruire e celebrare un grande attore come Gian Maria Volonté, trattando però soprattutto la sua componente politica, le sue lotte, le sue posizioni. Ricordando che è possibile fare del proprio lavoro qualcosa di più, qualcosa di superiore. Che non si deve aver paura, anche quando i pericoli possono essere molto grandi. Che è necessario spingere, sovvertire, abbattere il "malvagio" anche rischiando il fallimento, la propria salute fisica e mentale.
Perché scegliere un personaggio e un argomento simili? Per tornare a porci delle domande. Ciò che trattiamo nel documentario sembra quasi anacronistico, di un'altra era. Però perché mai deve sembrare così remoto un passato simile? É molto più vicino di quanto non appaia ad un primo sguardo. Ma ce lo stiamo dimenticando, se non lo abbiamo già rimosso addirittura. Volonté preso come modello, come guida. Per questo non è e non sarà un documentario esclusivamente su Volonté, puramente biografico. É il fulcro del racconto certo, ma non sarà cucito tutto intorno a lui ecco. Il personaggio farà come dire, da evento scatenante, da innesco per parlare anche di altro. Potremmo dire che è un documentario su Volonté politico all'interno della storia italiana di quegli anni (dagli anni sessanta ai novanta).

Molti di voi vengono dal Centro Sperimentale di Cinematografia, è una combinazione? Come vi siete scelti;
Ci tengo a precisare che io Patrizio Partino non sono un allievo della Scuola Nazionale di Cinema. Però si, nella troupe ci sono diversi ragazzi che frequentano la scuola e con cui mi trovo in sintonia, con cui condivido lo stesso mondo. Il requisito base per un progetto di questo genere consiste nel "crederci" in un certo senso, al di là dell'aspetto lavorativo/professionale. Che poi per carità dovrebbe essere la base di qualsiasi progetto il trovare persone che condividono la tua stessa passione e che credono fino in fondo in quel che chiedi di fare e che si vuole portare avanti. Non tanto una combinazione dunque non esistendo un luogo di ritrovo comune per tutti, ma una calcolata scelta. Oltre al trovarsi bene a livello umano perché altrimenti sarebbe dura lavorare, l'altra componente di questa valutazione era qualcosa tipo "Ti va di collaborare a questo documentario? Credi che sia necessario realizzare questo progetto? Si? Bene allora salta a bordo!".

Come vedono la militanza di allora, degli anni sessanta/settanta, giovani di una generazione così diversa che è nata e vive in un periodo storico così lontano;
Dunque, tenendo doverosamente conto del fascino di un'epoca non vissuta e un po' dell'atmosfera leggendaria che aleggia sui "favolosi anni sessanta" e "gli anni di piombo" italiani, atmosfera che porta poi a vedere le cose con grande interesse ma con un atteggiamento critico meno violento, amaro, vivido di chi ha vissuto certi anni, in positivo (il boom economico magari) come in negativo (gli attacchi terroristici, le stragi e le bombe durante la strategia della tensione). Credo che militare fosse quasi un dovere. Militare in qualche formazione politica, schierarsi apertamente. Era doveroso farlo, di base contro il potere e tutti coloro che non lottavano contro di esso. A farla breve e anche troppo semplificata, ma per capirci: contro il dominio della DC e la politica delle mezze misure. Ragazzi giovanissimi iniziavano a frequentare la sezione del partito, si interessavano di politica, si tesseravano, scendevano in piazza. Con effetti talvolta discutibili e detestabili eh, però l'impressione che arriva oggi è che vivessero a 300 km/h la propria vita, la propria giovinezza. E che fossero sempre molto attivi, che cercassero di prendersi il proprio futuro senza aspettare che qualcuno venisse a portarlo loro. Che lottassero, anche fisicamente parlando, per i propri diritti, per un avvenire migliore.

Si può oggi, secondo voi, combattere con la stessa speranza, la stessa determinazione che animava Volonté e molti altri insieme a lui?
Credo di si. Ed è uno dei motivi per cui stiamo realizzando questo documentario. Dove sono i Volonté oggi? É necessario battersi ancora per un ideale? C'è ancora oggi come allora, un potere che preferisce gestire un popolo ignorante, quieto, immobile. Ovviamente. E allora perché oggi dovremmo pensare che battersi non sia più necessario? Magari con modalità diverse, ma battersi. All'epoca si combatteva per un ideale e per un futuro migliore. Per un futuro che si, in qualche modo si intravedeva meglio. Attualmente il futuro è molto incerto e meno intercettabile, però perché non sperare che qualcosa possa migliorare? Perché non lottare per far si che il mondo vada migliorando? La spiegazione a troppe cose che non vengono fatte è la pigrizia purtroppo. La semplice, scontata ma sempre presente pigrizia.

Perché avete deciso di auto produrre il film: una necessità o una “scelta politica”?
Entrambe le opzioni penso. Necessità, perché lì fuori non ci sono fiumi di persone con i soldi in mano per permetterti di fare il tuo lungometraggio. Noi non siamo nessuno e siamo ancora in una fase emergente, dunque di certo non stanno aspettando di finanziare il nostro progetto. Non escludo che qualcuno interessato possa esserci, ma dubito seriamente che siano così tanti e per il momento inoltre non ci siamo occupati più di tanto di trovare fondi esterni, escluso il crowdfunding lanciato a ottobre e che a breve terminerà. Ma insomma questo è un altro tipo di finanziamento. Autoproduzione come scelta politica. Si, se lo intendiamo nel senso di "libertà creativa", "niente costrizioni", "io stesso posso decidere". Un documentario del genere rischia di essere troppo influenzato da forze "esterne", dunque più voci hanno il potere di dare una forma al progetto, più si rischia di far uscire fuori un ibrido mediocre, indeciso e gelido. E dato l'argomento c'è il pericolo di decidere in troppi "questo si, questo no, questo è meglio di si, questo è meglio di no". É un documentario che vuole raccontare un personaggio molto singolare, un periodo storico delicato, volendo anche trasmettere l'irruenza e la passione tanto di quel che viene raccontato quanto di chi lo sta raccontando. E la probabilità che tali intenzioni possano essere intaccate da agenti esterni è alto e sinceramente vorremmo evitarlo.
L'unico co-produttore del documentario è l'Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico. Archivio dove è nato il progetto (essendo stato prima finalista e poi premiato al Premio Zavattini 2016) e che fornisce i fondamentali materiali di repertorio su Volonté e non solo che sono già stati inseriti nella versione breve del documentario e che saranno ovviamente utilizzati anche nella versione estesa. All'archivio conoscono bene il progetto avendo seguito e visto la versione breve. Conoscono bene le nostre intenzioni, quindi insomma hanno in un certo senso sposato l'idea.

Con il crowdfunding avete raggiunto la cifra necessaria per realizzare il lungometraggio. Questo significa che molta gente ha creduto nel vostro progetto. Allora chi è il pubblico di DIMENTICATA MILITANZA.
l crowdfunding è andato bene, con nostra parziale sorpresa. Sapevamo di aver lavorato bene affinché la campagna arrivasse al traguardo, però ribadisco che, non essendo conosciuto nessuno di noi, raggiungere la cifra richiesta era quantomeno un'incognita, anche quando si è certi di aver preparato tutto a puntino.
La raccolta fondi è stata lanciata per essere un vero e proprio supporto alla realizzazione, senza però dipendere dal risultato. É una campagna integrativa, che ci aiuta con le spese che sono state già sostenute e che sosterremo. Il documentario lo avremmo fatto comunque, ma così sappiamo che ci sono persone dichiaratamente desiderose di vederlo, che sono interessate all'iniziativa o che addirittura si mettono in prima linea contribuendo con le loro finanze alla realizzazione. E questo è molto stimolante e gradevole in special modo quando si lavora per un progetto indipendente e autoprodotto dove ovviamente si è più "da soli" nel fare tutto. Poi certo, bisogna dire che c'è stata una grossa differenza tra chi ha condiviso, diffuso, annunciato il proprio interesse per l'iniziativa e chi poi effettivamente ha deciso di contribuire. Una sproporzione davvero notevole, qualcosa come che so... un contributo ogni mille se non addirittura ogni duemila condivisioni? Quindi senza dubbio da questo punto di vista in realtà al progetto hanno creduto meno persone di quante ce ne saremmo aspettate, sorvolando poi sul fatto che il crowdfunding sia andato bene. Come era pronosticabile, i principali interessati e sostenitori sono stati e sono coloro che Volonté lo hanno vissuto e che hanno vissuto gli anni che racconteremo. Ai più giovani sembra non interessare l'argomento e il personaggio. Incredibile un pochino eh, però così sembra. Nonostante noi siamo totalmente intenzionati a rivolgerci tanto a chi conosce il personaggio e il periodo, quanto a chi ne sa poco o niente. Agli over 50 così come agli under 30. E anche alla fascia intermedia tra queste due, assolutamente si. Il pubblico più giovane ci seguirà, magari più avanti? Speriamo di si. Gian Maria Volonté va si ricordato o meglio non dimenticato, ma anche scoperto o riscoperto.